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Ciancimino jr idolo della rete

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Su "Blog Sicilia" decine i messaggi di ammirazione. Lui intanto parla col contagocce e cura il suo patrimonio

Maria Acqua Simi
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Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, da mesi parla col contagocce.  Prima rivela di avere un papello, poi che Provenzano "aveva l'immunità". Poi che conosce benissimo Dell'Utri, della mafia implicata nella costruzione di Milano 2  e tante altre cose. Adesso è diventato l'idolo del Blog Sicilia. Sul sito i fans di Ciancimino jr sono decine. Scrive Luca: "Continui così, la prego. Vada fino in fondo, anche se è dura. Anche se si sente solo. Anche se vorrebbe mollare tutto, non lo faccia e vada avanti. Noi siciliani onesti siamo con lei, quindi non può ritenersi solo. Lei in questo momento ci rappresenta tutti, non ceda allo sconforto e dica tutto ciò che sa. La sua famiglia, alla fine, non potrà che essere orgogliosa di lei. Lei è, probabilmente, l'unica possibilità che ci è rimasta per sapere cosa sia successo davvero in questi anni tremendi e per smascherare tutti quei "potente" che, seppur con le mani macchiate di sangue, continuano a restare saldamente al comando. Io e tantissimi siciliani, confido in lei. Forza. Vada avanti per tutti noi". Poi c'è Antonio, che dice: "Massimo Ciancimino, con la sua coraggiosa deposizione, mette a rischio la vita, ma non solo. Comprendo la sua sofferenza nel non sentirsi confortato o, peggio, vedersi evitato da amici, dai quali ci si aspetterebbe solidarietà in frangenti rischiosi come quelli in cui egli sta navigando. Massimo è uno di quegli eroi che la storia partorisce col contagocce. Se si pensa, poi, che poteva starsene tranquillo e godersi i frutti del "lavoro" di suo padre, i suoi meriti sono ancora più grandi. Il "sacco"di Palermo del padre, lentamente svanisve dalla memoria,anche perché la scena politica è superaffollata di fatti affini. Non svanirà tanto facilmente, il ricordo dell'eroe M. Ciancimino, neppure cent'anni dopo la sua morte per vecchiai". Insomma, complimenti a gogò. L'odore dei soldi- Eppure  la sua vicenda, lo ha scritto il direttore di Libero l'altro giorno, ha  radici ben precise. La storia dell'erede del sindaco di Palermo, il politico che in combutta con le cosche consentì la devastazione urbanistica della città siciliana, comincia nel settembre del 2007. All'epoca Belpietro dirigeva il Giornale e lCiancimino jr. telefonò in redazione chiedendo un incontro. Quando arrivò, cominciò a raccontare. Fiumi di parole su una vicenda contorta, d'una società posseduta a mezzo da suo padre e da gente legata a certi giudici. Ce l'aveva con la Procura, che gli aveva sequestrato dei soldi e lo voleva sbattere in prigione. Sosteneva che il denaro era pulito, mica frutto di riciclaggio o di proventi mafiosi. Parlava e parlava. Raccontava anche di suo padre, dell'ingegner Lo Verde, che poi era Provenzano, del patto tra lo Stato e la mafia. Di tante cose. MA non parlò di Dell'Utri, non parlò di Milano 2. Solo di quel famoso papello tenuto all'estero. Ha taciuto fino ad adesso, che è entrato in rapporto con le procure e che si trova di fronte ai magistrati. Come ha scritto Belpietro, "forse aspettava l'occasione giusta, magari di essere di fronte a una corte di magistrati, per sparare il colpo grosso? Oppure cercava l'effetto mediatico? Forse.  O più probabilmente cerca di difendere il suo patrimonio, quello che il padre ha accumulato in tanti anni di traffici con la mafia, e che lui ancora custodisce in qualche  banca. So per certo, perché me lo ha raccontato lui,  che don Vito quando aveva bisogno di soldi si faceva un viaggio in Svizzera:  prendeva il treno, accompagnato da Massimo, e saliva al Nord. Il denaro dev'essere ancora lì, appena di là dal confine oppure in Lussemburgo". Insomma, quello che preme a Massimo sono i soldi, il patrimonio. E per tenersi stretto questo tesoro è disposto a parlare di tutto, di tutti, di don Vito e di qualunque cosa possa interessare i magistrati. Anche di quello che non sa.

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