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Facebook oscura i profili dei detenuti

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Trenta carcerati, aggirando i controlli, comunicavano con i complici e ridicolizzavano le loro vittime

Eleonora Crisafulli
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Minacciavano le loro vittime tramite Facebook. Per questa ragione, dopo numerose proteste, il famoso social network ha rimosso le pagine di trenta detenuti britannici. Tra questi uno dei più contestati è Jade Braithwaite, 20 anni, condannato all'ergastolo per l'omicidio del sedicenne Ben Kinsella. Dalla sua cella del Buckinghamshire, il ragazzo aveva lanciato messaggi di vendetta, offensivi e carichi di odio, esprimendo inoltre il desiderio di avere un telecomando per  «zittire o cancellare le persone quando voglio». A suscitare ancora di più la collera dei parenti della giovane vittima è stata la fotografia scelta dal detenuto per il suo profilo: una maglietta su cui erano impressi il suo volto e la scritta “Jade Braithwaite libero”. Già tre settimane fa il ministro della Giustizia britannico, Jack Straw, aveva chiesto l'oscuramento dei profili dei carcerati, annunciando che il governo cercherà di contrastare il fenomeno con misure rigide, in corso di studio: «È contro la legge e va contro le regole delle carceri». I detenuti, infatti, possono usare internet solo se controllati dalle guardie e per scopi educativi. Tuttavia, molti riescono ad aggirare i controlli ricorrendo ai telefoni cellulari e usano così Facebook o altri siti per comunicare con i loro complici in libertà o farsi beffa delle loro vittime.

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