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Un'insegnante inglese si uccide per paura di essere arrestata

Eleonora Crisafulli
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Il suo ex fidanzato ha pubblicato foto troppo intime e private su Facebook, spingendola al suicidio. È questa la tesi di  Louise Rowlands, madre della 24enne Emma Jones morta suicida lo scorso anno. Ieri nel tribunale di Cardiff, la donna ha accusato apertamente l'ex della figlia, Jamie Brayley, del procurato suicidio. Secondo la ricostruzione dei fatti, la ragazza,  insegnante dell'International School di Choueifat ad Abu Dhabi, si è uccisa per la paura di finire in galera con l'accusa di prostituzione. Il racconto della madre - In aula Louise ha raccontato: «Ha messo una chiavetta nel computer di Emma e ha copiato alcune sue foto osé, mettendole poi su Facebook. Un uomo che lavorava nella scuola di mia figlia le ha viste e lei mi ha detto che temeva di venir accusata di prostituzione, perché con quest'uomo non andava d'accordo. Piangeva mentre me lo raccontava ed era una cosa che mi spezzava il cuore. Le ho detto che la situazione non poteva essere così brutta e di tornare a casa, ma lei mi ha detto che non poteva lasciare il paese e che l'avrebbero sbattuta in prigione. Per questo si è uccisa». Ma Brayley ha negato di aver scaricato le foto: «Emma non mi ha mai mandato delle immagini indecenti, non era affatto nel suo carattere». Un incidente - D'altra parte  il vice coroner Thomas Atherton ha obiettato: «Per qualche motivo, Emma temeva di essere sul punto di venire arrestata e sbattuta in prigione - e perciò si era resa conto che la soluzione migliore fosse quella di lasciare Abu Dhabi e tornare in Gran Bretagna. Ecco perché aveva preparato i bagagli e aveva il passaporto in tasca. Non mi sembrano comportamenti di una persona che stesse contemplando il suicidio. Penso, piuttosto, che Emma possa aver bevuto accidentalmente il detergente, scambiandolo per acqua, dato che la bottiglia era senza etichetta». Come riporta il Daily Express, il medico inoltre non ritiene Brayley in alcun modo responsabile della morte della Jones.

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