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Diritti Umani, Cina presenta contro-rapporto a Stati Uniti

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Anche l'Italia bacchettata per la scarsa tutela delle minoranze rom e gay

francesca Belotti
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Nuovo scontro tra Washington e Pechino dopo il rapporto annuale sui diritti umani nel mondo del Dipartimento di Stato Usa, che ha denunciato un "peggioramento" della situazione in Cina e Iran. In particolare Pechino è stata messa sul banco degli imputati per gli abusi sulle minoranze tibetana e musulmana e per i suoi tentativi di controllare l'uso di Internet e di restringere la libertà di informazione. Il governo "impiega migliaia di persone a tutti i livelli (nazionale, provinciale e locale) per sorvegliare le comunicazioni elettroniche", si legge nel rapporto. La Cina ha reagito accusando a sua volta gli Stati Uniti di usare i diritti umani come "strumento politico per interferire negli affari interni di altri Paesi, diffamare le altre nazioni e perseguire i propri interessi strategici". Il Consiglio di Stato ha diffuso l'undicesimo contro-rapporto sulle violazioni dei diritti umani negli Usa in cui denuncia le restrizioni alla libertà di stampa e di espressione, le intercettazioni telefoniche a tappeto e il monitoraggio di Internet avviati dopo l'11 settembre. Inoltre, viene spiegato, sono in aumento gli abusi di poetre e i crimini violenti. "Ma gli Usa sorvolano o addirittura copre le lampanti violazioni sul loro territorio", si legge nella nota d'accompagnamento del Consiglio di Stato. Quanto alla censura su Internet, al centro di uno scontro con Google, è arrivata l'apertura del ministro dell'Industria e dell'Informazione tecnologica, Li Yizhong, che ha assicurato che il gigante di Mountain View è il benvenuto se vorrà espandere la sua quota di mercato in Cina. A conferma della schiarita preannunciata dal direttore esecutivo di Google, Eric Schmidt, Li ha affermato che spetta solo al più grande motore di ricerca della rete decidere se restare in Cina o meno.

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