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Borsa, Fmi: "La crisi costerà

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1.400 miliardi di dollari"

Silvia Tironi
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Sui mercati è in atto un "terremoto senza precedenti" che costerà 1.400 miliardi di dollari, "una cifra significativamente più alta di quella stimata in aprile", spiega il Fondo Monetario Internazionale nel Global Financial Stability Report, sottolineando che alla fine di settembre le svalutazioni hanno raggiunto quota 760 miliardi di dollari, di cui 580 miliardi a carico di banche. Secondo il Fondo finora sono emerse soltanto il 55% delle perdite potenziali conosciute: se il "terremoto dovesse peggiorare le svalutazioni potrebbero aumentare di altri 80 miliardi". Secondo le stime del Fmi, gli intermediari finanziari non bancari hanno accumulato fino a questo momento perdite almeno 180 miliardi di dollari di perdite, mentre le assicurazioni hanno visto andare in fumo circa 100 miliardi di dollari. Altri 60 miliardi sono stati persi da hedge funds e altri operatori di mercato. Le società pubbliche hanno proceduto a svalutazioni per 15 miliardi ma alla fine il negativo non sarà inferiore a 115 miliardi di dollari. "Le istituzioni finanziarie hanno raccolto capitali per mettere in ordine i propri bilanci e questi sforzi sono stati inizialmente di successo", constata il Fondo, osservando comunque come le prospettive per ulteriori aumenti sono più limitate e più costose, a conferma della debole fiducia nelle istituzioni stesse". Fari puntati sulla riunione dell'Ecofin in cui i ministri dei 27 ministri finanziari dell'Ue hanno raggiunto un accordo per innalzare da 20 mila ad almeno 50 mila euro la soglia minima di garanzia dei depositi bancari in caso di fallimento di istituti di credito europei. In molti Paesi, però, la soglia prevista sarà di 100 mila euro. All'indomani dalla giornata più nera che i mercati ricordino, Milano fatica a partecipare al rimbalzino del resto d'Europa. Nel pomeriggio tuttavia ha ripresoa correre. Ciò dopo le dichiarazioni dell'Unione europea che si è impegnata a sostenere tutti grandi gruppi finanziari e in particolare del Fmi. Il Mibtel sale dell'1,64% e l'S&P/Mib del 2,14% trainati da Tenaris (+10,38%) e Intesa Sanpaolo (+7,37%). Parigi guadagna il 2,5%, Francoforte lo 0,68% e Londra il 2,13%. Intanto il listino domestico ancora caratterizzato stamattina da numerose sospensioni per eccesso di ribasso, mostra segnali di ripresa grazie agli energetici e singoli titoli. Al giro di boa gli acquisti premiano Enel (+2,52%), Eni (+2,41%), Terna (+1,10%) e Tenaris (+7,9%), questa in cima allo Spmib. Si difendono anche Saipem (+0,55%), Srg (+0,74%), Stm (+0,43%) e Generali (+0,65%). Contrastate le banche: resta al palo Unicredit (-4,34%), complice la raffica di tagli dei giudizi da parte di analisti, rialza invece la testa Intesa Sanpaolo (+3,47%) e torna a galla Banco Popolare (+0,34%), tutte e tre ieri particolarmente penalizzate. Si rianimano dalla pesante vigilia anche Atlantia (+1,66%) e Italcementi (+0,70%). Alle 11 gli altri indici europei erano quasi tutti in calo: Aex Amsterdam -0,61%, Ftse Londra -0,28%, Smi Zurigo -0,22%, Dax Francoforte -0,20%, Ibex Madrid +0,46%, Cac Parigi +0,91%. E pioggia di vendite per alcuni dei titoli sospesi, da poco rientrati agli scambi: Telecom perde l'8,18%, Fiat il 4,89% mentre il Banco Popolare l'1,93%. Tra i titoli più venduti, mentre restano fuori dalle contrattazioni Impregilo (-8,66% il teorico) e Unicredit (-9,15%), si segnala la Popolare di Milano, in calo del 7,65%. L'eccezione è Intesa-Sanpaolo, che segna +1,59%. Si salva il comparto dell'energia con Tenaris (+7,74%), Enel (+1,89%) ed Eni (+1,74%). In controtendenza anche Generali (+1,52%). Per Unicreditè un'altra giornata di passione: titolo giù e poi sospeso al ribasso. Ancora ko Tokyo: -3,03%, il livello più basso da circa 5 anni. A pesare, anche la chiusura pessima di Wall Street. In rosso anche Francoforte (-0,52%) e Londra (-0,65%), mentre resiste in territorio positivo Parigi (+0,36%). A pesare sugli indici è ancora la debolezza del comparto finanziario: a livello continentale il sottoindice stoxx delle banche cede il 4,41% e quello delle assicurazioni il 2,43%. A Milano sono vendute Bpm (-5,64%), Mps (-4,67%), Unipol (-4,39%), Ubi Banca (-3,79%), Mediobanca (-3,52%) e Banco Popolare (-2,21%). Sull'S&P/Mib pesanti anche Seat Pagine Gialle (-5,38%), Mondadori (-4,7%) e Fastweb (-4,15%). In testa all'S&P/Mib è Tenaris (+5,66%), che essendo attiva nel settore dell'indotto petrolifero beneficia del ritorno del greggio attorno a quota 90 dollari al barile. Salgono anche Enel (+0,99%), Eni (+0,9%), Generali (+0,65%) e A2A (+0,33%). Nel resto del listino pesanti Cairo (-9,83%), Safilo (-9,07%) e Sopaf (-8,59%). Sospesa dalle 9.31 per eccesso di ribasso sul prezzo di controllo Tiscali, quando il titolo cedeva il 9,28%. Bene invece Aeffe (+6,5%), dopo che Moschino (gruppo Aeffe) ha firmato con Altana un accordo per la creazione, lo sviluppo e la distribuzione a livello mondiale, per 5 anni rinnovabili, delle collezioni Moschino bambino. Bene anche Ima (+4,29%) e Piaggio (+2,61%). In Europa i titoli finanziari restano sotto pressione ovunque. A Parigi Dexia perde l'8,9%, Societè Generale il 2,84% e il Credit Agricole l'1,12%. A Francoforte pesanti Commerzbank (-13,03%), Hypo Re (-13,85%) e Deutsche Bank (-10,74%), mentre a Londra affondano Rbs (-31,7%), Lloyds (-12,74%) e Barclays (-10,59%) sulle indiscrezioni, riportate dalla Bbc ma smentite dalle banche, secondo cui gli istituti starebbero chiedendo l'ingresso del governo nel capitale. Male anche Hbos (-16,42%). Sul listino tedesco balza del 14% invece Volkswagen. La Sueddeutsche Zeitung scrive che l'azionista Porsche intende salire oltre il 50% del capitale entro il 26 novembre. A Londra, infine, salgono i titoli delle materie prime: Rio Tinto guadagna il 3,39%, Anglo American il 2,98% e Xstrata il 2,87%.

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