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Pedofilia, nuove accuse a Ratzinger

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Per il "New York Times" il Papa sapeva degli abusi a Monaco. Secca smentita dal Vaticano

Eleonora Crisafulli
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Nuove attacco del "New York Times" contro il Vaticano. Sotto accusa, ancora una volta, papa Benedetto XVI coinvolto nel caso di un prete pedofilo trasferito a Monaco, quando lo stesso Ratzinger era arcivescovo del capoluogo bavarese. Il futuro pontefice, secondo il quotidiano americano sarebbe stato aggiornato sugli abusi sessuali commessi dal padre Peter Hullermann, molto più di quanto la Chiesa ha lasciato trasparire fino ad oggi. La responsabilità di Ratzinger - Il cardinale Ratzinger diede l'approvazione affinché il sacerdote iniziasse una terapia psicologica negli anni '80, ma al tempo stesso era consapevole che il pedofilo sarebbe tornato alla sua attività pastorale pochi giorni dopo l'inizio della cura. La responsabilità della decisione di "riabilitare" Hullermann è stata attribuita all'allora vice di Ratzinger, reverendo Gerhard Gruber, ma il "New York Times" smentisce il Vaticano, riferendo di una memoria informativa consegnata a Benedetto XVI: "L'esistenza del documento è confermata da due fonti ecclesiastiche e dimostra che Ratzinger non solo presiedette un incontro il 15 gennaio 1980, con il quale si approvava il trasferimento del prete, ma fu anche informato della nuova dislocazione del sacerdote". L'autorevolezza del Papa - Di fronte alle accuse sempre più insistenti, dalla Germania arriva una richiesta di dimissioni per Benedetto XVI: sul sito del settimanale tedesco "Der Spiegel" si legge: l'autorevolezza del Papa come leader della Chiesa diminuisce, "allora perché è ancora in carica?". La replica del Vaticano - Anche oggi il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, risponde all'attacco del quotidiano, stavolta totalmente smentito. L'allora arcivescovo di Monaco non era a conoscenza "della decisione di reinserire il sacerdote H nell'attività pastorale parrocchiale". Ogni altra versione dei fatti è una "mera speculazione". Il caso americano - Ieri il quotidiano ha accusato: nel 1996 gli allora cardinali Joseph Ratzinger e Tarcisio Bertone occultarono un caso di pedofilia di sensazionale portata. Un prete statunitense, Joseph Murphy, deceduto due anni dopo, era accusato di aver abusato sessualemente di circa 200 bambini sordi, in una scuola del Wisconsin, in cui il reverendo aveva lavorato dal 1950 al 1977. Secondo il quotidiano, papa Benedetto XVI, allora capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, non rispose a due lettere inviategli dall'arcivescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, e otto mesi più tardi il suo numero due, l'attuale segretario di stato Vaticano, ordinò ai vescovi del Wisconsin di avviare un processo canonico segreto che avrebbe potuto portare all'allontanamento del reverendo pedofilo. Il processo però fu fermato dallo stesso Bertone, sollecitato da Ratzinger, che intanto  era stato raggiunto da una lettera di padre Murphy. Il prete avrebbe pregato il cardinale di non procedere, poiché già pentito per i peccati e i reati commessi, nonché in precarie condizioni di salute. Nel dossier in mano ai giornalisti del "New York Times" - ottenuto dagli avvocati di cinque uomini che hanno fatto causa alla Diocesi di Milwaukee - non c'è traccia dell'eventuale riposta di Ratzinger, ma il reverendo, in effetti, non ricevette mai punizioni e fu invece trasferito in segreto in varie parrocchie.

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