Lombardo sotto inchiesta a Catania
Il presidente della Regione Sicilia indagato per concorso esterno in associazione mafiosa
Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo indagati a Catania per concorso esterno in associazione mafiosa. A confermare la notizia, diffusa dal quotidiano "Repubblica", sono fonti giudiziarie. Secondo le prime informazioni, sul presidente della Regione Sicilia e il deputato nazionale è stata aperta un'inchiesta dalla Procura di Catania, guidata da Vincenzo D'Agata, sulla base di un corposo rapporto di tremila pagine confezionato dai Carabinieri del Ros. Il faldone - Nel fascicolo - coperto da segreto - spiccano le rivelazioni di un pentito e le intercettazioni telefoniche e ambientali che documenterebbero i contatti tra il capo della mafia catanese, Vincenzo Aiello, e i fratelli Lombardo. Con loro sarebbero indagati anche un deputato regionale dell'Udc, Fausto Fagone, i sindaci di alcuni comuni etnei e numerosi amministratori comunali e provinciali, che sarebbero stati eletti grazie all'appoggio del clan storico di Cosa nostra, un tempo guidato da Nitto Santapaola. La replica - Raffaele Lombardo si difende, precisando che "fino a questo momento" non gli è stato notificato alcun avviso di garanzia: "Mi ha telefonato questa mattina un amico per dirmi quanto c'era scritto su "Repubblica". Non so neanche chi sia questo Aiello e le altre persone di cui si parla nell'articolo. Mi difenderò per vie legali contro chi mi lancia addosso accuse infamanti e false e presenterò un esposto per chiedere giustizia ai magistrati". Il capomafia - Aiello è stato arrestato qualche mese fa, durante un summit in cui si discuteva se aprire o meno una guerra contro le bande criminali catanesi, degli appalti da gestire e di come "comunicare" con il leader del Mpa Lombardo. Nelle conversazioni intercettate il capomafia criticava il presidente siciliano per avere voluto nella sua giunta Massimo Russo, ex magistrato antimafia a capo dell'assessorato alla Sanità, Giovanni Ilarda, ex assessore alla Presidenza della Regione e Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione di Palermo, ucciso dalla mafia con un'autobomba nel 1983.