Documento del Pdl, il testo completo
"Non vogliamo dividere ma unire. Siamo al servizio del popolo e del suo bene. Le ambizioni dei singoli non possono prevalere sull'obiettivo di servire il popolo italiano"
“Sì” al dibattito interno, “no” alle polemiche incomprensibili e paradossali. Sono questi i capisaldi del documento unico approvato oggi dalla direzione del Pdl e letto alla platea da Maurizio Lupi, dopo l'ultimo scontro tra Berlusconi e Fini. Undici i no e un astenuto, il presidente della commissione Antimafia Beppe Pisanu. I contrari sono Granata, Perina, Lamorte, Briguglio, Viespoli, Urso, Bocchino, Augello, Moffa e Cursi. Anche la scelta del lettore è eloquente visto che si tratta del vicepresidente della Camera che, con un acceso diverbio in tv con il finiano Italo Bocchino, aveva già anticipato nei giorni scorsi la frattura insanabile nel partito dell'amore. Il sucesso elettorale - Il testo si apre celebrando gli ultimi risultati del partito: "La Direzione Nazionale del Pdl sottolinea la vittoria del centrodestra nelle recenti elezioni regionali e amministrative, con un risultato storico: oggi 40 milioni di italiani sono governati dal centrodestra, contro 18 milioni amministrati dal centrosinistra. Il centrodestra si è confermato maggioranza nel Paese in modo inequivocabile e il Popolo della Libertà prima grande forza politica nazionale: questo è vero al Nord dove il Pdl ha agito in alleanza ma anche in competizione positiva con la Lega, ed è vero al Centro-Sud dove ha dimostrato di essere radicato sul territorio. Tutto ciò rende paradossale alcuni aspetti della polemica interna sviluppatisi in questi giorni. Tensioni all'interno delle grandi forze politiche possono manifestarsi ma è incomprensibile che vengano provocate all'indomani di una grande vittoria, dopo due anni di successi in tutte le consultazioni elettorali e dopo due anni di grandi risultati certificati dal costante consenso dei cittadini, unico caso in Europa, durante un periodo di grave crisi in controtendenza alla sfiducia che ha colpito tutti i governi. Anche il confronto che si è svolto ha rivelato che certe polemiche pubbliche fossero pretestuose e comunque non commisurate ad un dibattito responsabile e costruttivo". Gli obiettivi - "Nei prossimi tre anni il governo, la maggioranza e il Pdl completeranno la realizzazione del programma che ci impegna principalmente a: 1) Ridurre e razionali la spesa pubblica 2) Realizzare una riforma fiscale per ridurre le tasse compatibilmente con vincoli bilancio 3) Sostenitore le famiglie, il lavoro e le imprese 4) Proseguire nella riforma e nella digitalizzazione della Pa 5) Realizzare un piano per il Sud 6) Ammodernare e potenziare il sistema delle grandi infrastrutture 7) Realizzare riforma organica del sistema giudiziario 8) Realizzare le riforme istituzionali, ivi compresa la modifica dei regolamenti parlamentari 9) Proseguire nella lotta alla criminalità organizzata che ha prodotto risultati mai raggiunti nella storia della Repubblica. Siamo convinti che una forte ed autorevole leadership quale è quella del presidente Berlusconi garantirà il raggiungimento di questi obiettivi". Non vogliamo dividere ma unire siamo al servizio del popolo italiano e del suo bene comune. Le ambizioni dei singoli non possono prevalere sull'obiettivo di servire il popolo italiano La leadership e le correnti - Il documento riafferma quindi la leadership indiscussa di Berlusconi, segnando una netta scomunica di certe correnti: “La leadership forte è ormai un tratto caratteristico dei moderni sistemi politici e gli italiani certo non rimpiangono leadership deboli e governi instabili del passato. Del resto, i risultati elettorali ne sono una conferma e la stabilità rafforza altresì il prestigio internazionale dell'Italia. Una leadership forte non significa affatto rinunciare al dibattito libero e democratico che è previsto dallo statuto ed è testimoniato sia dalle innumerevoli iniziative politiche e culturali, dal grado di libertà che connota il dibattito nelle sedi delegate e nelle riunioni dei gruppi parlamentari sia dalla esistenza di fondazioni, riviste, centri di riflessione e di elaborazione. Tutte le scelte politiche anche quelle che hanno riguardato le candidature per le elezioni regionali e l'alleanza con altre formazioni politiche, sono state compiute dall'Ufficio di presidenza attraverso un dibattito dei suoi 37 compontenti aperto e libero”. Sulle correnti si legge: “Non vogliamo dividere ma unire siamo al servizio del popolo italiano e del suo bene comune. Le ambizioni dei singoli non possono prevalere sull'obiettivo di servire il popolo italiano”. Le decisioni prese negli organi ufficiali sono "vincolanti" per tutti, anche per chi ha avuto modo, in quelle sedi, di esporre il proprio dissenso: “Correnti o componenti negano la natura stessa del Popolo della libertà, ponendosi in contraddizione con il suo programma stipulato con gli elettori e con chi dagli stessi elettori è stato designato a realizzarlo attraverso il governo della Repubblica". In un passaggio precedente si precisa che "i temi che non rientrano nel programma elettorale e di governo possono essere oggetto di dibattito e discussione nell'ambito degli organismi statutari. Non vi è nulla di negativo se in quella sede emergono opinioni diverse. Purché sia chiaro a tutti che il principio della democraticità del dibattito non esonera dalla responsabilità di assumere decisioni finali. E che una volta che tali decisioni siano state assunte, all'unanimità o a maggioranza, esse acquistano carattere vincolante per chiunque faccia parte del Pdl, sia che le abbia condivise sia che si sia espresso in dissenso. In tal senso questa direzione dà mandato al presidente e ai coordinatori di assumere ogni iniziativa utile ad assicurare la realizzazione del programma e delle decisioni assunte dagli organi statutari, stabilendo il rispetto delle decisioni votate democraticamente”. Correnti o componenti negano la natura stessa del Popolo della libertà, ponendosi in contraddizione con il suo programma stipulato con gli elettori e con chi dagli stessi elettori è stato designato a realizzarlo attraverso il governo della Repubblica Popolo e non partito - Al centro del dibattito resta il popolo: “Quando gli italiani che amano la libertà, che vogliono restare liberi, che non si riconoscono nella sinistra, si riunirono sotto un solo simbolo e una sola bandiera, scelsero che su quel simbolo e su quella bandiera ci fosse scritto Popolo della libertà e non Partito della libertà. Il riferimento al popolo deve quindi essere un principio costante dell'azione politica del Popolo della libertà che deve sempre più radicarsi sul territorio e incardinarsi nella storia d'Italia. Non siamo un vecchio partito". Si osserva quindi che "in un grande partito democratico si deve poter discutere di tutto ma a due condizioni: che non si contraddica il programma elettorale votato dagli elettori e che, una volta assunta una decisione negli organi deputati, tutti si adeguino al risultato del voto. Il Popolo della libertà non può contravvenire ai principi di quella democrazia degli elettori che ha fortemente voluto e che impone che il patto stipulato con i cittadini al momento del voto sul programma sia vincolante. Rispetto a quel patto non sono possibili deroghe, come è stato ribadito anche a piazza San Giovanni lo scorso 20 marzo dal Popolo della libertà. Così come non sono possibili deroghe alla nostra Carta dei valori che è la stessa del Ppe e che enuncia i nostri valori fondamentali: la dignità della persona, la libertà e la responsabilità, l'eguaglianza, la giustizia, la legalità e la sussidarietà". In chiusura "la Direzione Nazionale del Pdl approva quindi le conclusioni politiche del presidente Silvio Berlusconi e gli conferma il proprio pieno sostengo e la propria profonda gratitudine".