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Gad Lerner non offese il padre

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Il Pm chiede l'archiviazione della querela esposta dal genitore per le frasi contenute nell'ultimo libro, "Scintille"

Tatiana Necchi
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«La terminologia molto forte utilizzata da Gad Lerner nel descrivere il padre Moshe nel suo ultimo libro Scintille, scaturisce da un profondo dolore causato da una delusione nei confronti della figura paterna e rientra nel suo diritto a una libera esposizione di quanto è accaduto nella sfera della sua vita familiare». Queste sono le parole scritte dal PM di Milano, Letizia Mannella nel provvedimento con cui ha chiesto l'archiviazione dell'accusa di diffamazione presentata dal padre del giornalista Gad Lerner. La querela si riferisce ad alcuni pasaggi del libro " Scintille" scritto dal giornalista e uscito nel novembre 2009. In particolare Moshe Lerner accusava il figlio di aver scritto «affermazioni minanti la sua onorabilità, sia come padre sia come figura che ha svolto nel passato ruoli di notevole importanza nel commercio estero e nelle relazioni pubbliche». Il padre contestava espressioni come «viveur cosmopolita» e «apolide che stenta a riconoscersi» a lui riferite. Il magistrato, pur riconoscendo che Lerner nei confronti del padre ha usato «modalità espressive forti, sgradevoli e a tratti inconsuete rispetto alle comuni modalità con cui ci si rivolge ai propri genitori», spiega anche che «la relazione tra autore e querelante è difficoltosa fin dai primi anni di vita del giornalista». Ciò che il conduttore dell'Infedele ha scritto «è una concretizzazione del diritto di critica». E nel diritto di critica rientra, si legge ancora nel provvedimento, «l'utilizzo di una libertà dialettica che può attuarsi anche con un linguaggio vivace, ironico, aspro e pungente». Non emerge, dunque, un «intento di screditare con attacchi personali» il padre, ma una «finalità meramente letterario-narrativa, realizzata da un animo provato da un profondo dolore».

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