D'Alema tende la mano a Fini: "E' un interlocutore per la sinistra"
Per le riforme serve un nuovo patto repubblicano contro "questa democrazia plebiscitaria e personalistica di Berlusconi non funziona"
Sullo scontro interno al Pdl e la separazione in casa tra Fini e Berlusconi, parla Massimo D'Alema. L'ex leader dei Ds sostiene che la crisi "vera e profonda" del centrodestra nasca da un risveglio del presidente della Camera: Fini avrebbe finalmente capito che "questa democrazia plebiscitaria e personalistica di Silvio Berlusconi non funziona" e di conseguenza avrebbe messo in discussione "questo bipolarismo fondato sulla contrapposizione esasperata". Si è aperto così "un grande problema che riguarda le prospettive stesse del sistema democratico", nonché un grande spiraglio per il Pd, e non vedere che l'ex di An è un interlocutore sarebbe per la sinistra un grave errore, soprattutto in un momento in cui il Paese ha bisogno di riforme, ma "non ci sono le condizioni per farle". Malgrado l'enorme concentrazione di potere nelle mani di Berlusconi, il suo governo, infatti, non è mai stato "in grado di promuovere nessuna delle riforme strutturali necessarie al Paese" e, dall'alto della sue doti di "veggente", D'Alema sostiene che queste condizioni mancheranno sempre a questa legislatura, anche in fututo. Dopo aver parlato a lungo del Pdl, l'ex premier torna sul Pd, appoggiando il "patto repubblicano" proposto dal segretario del partito, Pierluigi Bersani, l'ultima speranza cui aggraparsi in vista delle prossima competizione elettorale. Sul candidato premier però non si sbilancia: verrà indicato "qualche mese prima delle elezioni" e individuato con le primarie che però "devono essere accettate da tutti e non imposte da un solo partito o da una parte della coalizione".