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Lista di Anemone, il Cav: "Chi ha sbagliato paghi"

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Plauso di Frattini che rilancia: "I corrotti siano ineleggibili". E l'inchiesta sugli appalti G8 e "grandi eventi" rimane a Perugia. L'affondo di Bersani: "La Lega sta con Roma ladrona"

Eleonora Crisafulli
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Berlusconi è furioso. Affranto. Preoccupato. Questa storia della lista di Anemone sta davvero mettendo a rischio il governo. Altro che divorzio, affaire D'addario o processo Mills. Questa è davvero una brutta gatta da pelare. E allora, via alle contromisure. Il Cav non intende farsi travolgere. E per farlo, sono necessari i distinguo. Chi ha commesso reati, è giusto che paghi. Niente storie. "Nessuna impunità per chi ha sbagliato", ha tuonato il premier. Parole che pesano come pietre. Senza dimenticare il garantismo, però."E' inaccettabile che l'elenco dei clienti di una azienda venga presentato dai giornali come una lista di colpevoli. Se ci saranno uno, due, tre casi di comportamenti illegittimi saranno i magistrati ad accertarlo. E in questa ipotesi ci sarà severità di giudizio e di decisione nei confronti di chi fa politica ed ha responsabilità pubbliche. Nessuna indulgenza e impunità per chi ha sbagliato. Ma, per favore, basta con queste assurde isterie, con queste liste di proscrizione che gettano aprioristicamente ed indiscriminatamente fango su persone innocenti", ha spiegato il presidente del Consiglio.   Frattini - Parole che nella maggioranza sono apprezzate. Il ministro degli esteri Franco Frattini ringrazia il premier e rilancia: "I corrotti siano ineleggibili - ha detto il ministro, facendo riferimento a quella legge anti corrotti che da qualche mese è al vaglio del Parlamento  - Ci vogliono nuove regole, che comprendano anche l'ineleggibilità per tutti coloro che sono stati condannati per reati connessi alle loro funzioni, e questo non riguarda solo i politici". L'affondo di Bersani- "La Lega sta con i ladroni di Roma". Lo ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che contesta al Carroccio lo slogan Roma ladrona. "Vorrei dire alla Lega - ha affermato Bersani durante una conferenza stampa al Teatro Cristallo di Bolzano - che ha sempre detto Roma ladrona: Roma non è ladrona, ma a Roma ci sono dei ladroni e la Lega sta con i ladroni di Roma".  L'inchiesta resta a Perugia - E' di ieri la notizia che l'inchiesta sugli appalti G8 e "grandi eventi" rimarrà a Perugia. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame accogliendo in parte le richieste della Procura. I giudici, però, hanno respinto la richiesta dei pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi di emettere due ordinanze di custodia cautelare in carcere per il commercialista di Diego Anemone, Stefano Gazzani e per l'ex commissario ai mondiali di nuoto a Roma Claudio Rinaldi. La lista Anemone - Non sarà una nuova tangentopoli, ma la cosiddetta “appaltopoli” già basta a far tremare il Pdl e spingere Berlusconi a usare le maniere forti coi suoi. Il premier, provato e irritato dal caso Scajola e dal continuo stillicidio di nomi sui quotidiani, dice addio al garantismo e annuncia la linea dura: chi ha sbagliato pagherà, lasciando il governo. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari del Pdl, il Cavaliere avrebbe criticato “chi nel partito ha mirato all'arricchimento personale senza concepire la politica come un bene al servizio dei cittadini”. In una nota ufficiale Berlusconi ribadisce che "se ci saranno uno, due, tre casi di comportamenti illegittimi saranno i magistrati ad accertarlo. E in questa ipotesi ci sarà severità di giudizio e di decisione nei confronti di chi fa politica ed ha responsabilità pubbliche. Nessuna indulgenza e impunità per chi ha sbagliato. Ma, per favore, basta con queste assurde isterie, con queste liste di proscrizione che gettano aprioristicamente ed indiscriminatamente fango su persone innocenti". Spuntano nuovi nomi nell'inchiesta della procura perugina sugli appalti (LEGGI LA LISTA). A parlare è l'imprenditore Diego Anemone, o meglio, il computer sequestrato nel 2009 dalla guardia di Finanza sul quale è stata ritrovata una lista di nomi, un elenco di oltre 350 tra politici, alti funzionari dello Stato e vertici delle forze di polizia che avrebbero usufruito dei lavori eseguiti dalle imprese del gruppo Anemone, con l'indicazione degli interventi effettuati in alcuni dei più importanti palazzi del potere e in diverse caserme. Nessuna traccia invece degli importi pagati per i servizi ottenuti dal gruppo. Il documento, recuperato nel corso delle indagini sui Mondiali di nuoto a Roma, assume rilevanza investigativa solo oggi, alla luce degli ultimi riscontri ottenuti dagli investigatori sui fondi del "riciclatore" Angelo Zampolini utilizzati per coprire parte dell'acquisto di abitazioni di personaggi importanti. Non solo politici, ma anche cineasti e star dello spettacolo. Tra questi il regista Pupi Avati prontamente precisa: «Non ho mai ricevuto regali da Anemone». Sembra che Angelo Balducci si offrì di procurargli e fargli installare un montacarichi nella sua casa di Todi, cosa che avvenne nel 2002 o nel 2003 mentre il proprietario di casa era assente. Avati quindi non sa chi effettuò i lavori, ma assicura: «Ho pagato regolarmente» e «sono in grado di esibire (qualora mi venga richiesta) la matrice dell'assegno e il documento relativo». Buttata in pasto ai pettegolezzi anche la giornalista Mediaset Cesara Buonamici, che riguardo certi lavori che avrebbe commissionato ad Anemone, precisa "Sono affittuaria dell' appartamento in questione dal 2003. L' appartamento è di proprietà di un ente, pertanto i lavori di ristrutturazione non sono stati commissionati dalla sottoscritta, ma dall'Ente prima del mio ingresso". Nicola Mancino - A mettere subito i puntini sulle "i" è stato il presidente del Csm, Nicola Mancino: «Il signor Anemone non mi ha fatto alcun regalo. A seguito della mia nomina a ministro dell'Interno», risalente al '92, «vennero commissionati dal Sisde all'impresa del signor Diego Anemone lavori di messa in sicurezza dell'appartamento da me allora abitato, in locazione a Roma in corso Rinascimento 11. Si trattò essenzialmente della blindatura di porte e di finestre». Nel 2004-2005 (quando Mancino si trasferì in via Arno) «feci eseguire a mie spese modesti lavori di messa in opera di due librerie a muro e di un armadio, anch'esso a muro: fu naturale per me rivolgermi ad un'impresa che godeva della fiducia di istituzioni prestigiose, e perciò dava garanzie di affidabilità. Da me l'imprenditore Anemone non ha avuto alcun tipo di protezione né io ho avuto da lui alcuna "regalia" come si è scritto». Siamo in una situazione per un verso paradossale per un altro verso gravissima: prima vengono offerti in pasto elenchi di nomi poi, chissà quando, verranno fatte le indagini Guido Bertolaso - Il capo della Protezione civile aveva giocato d'anticipo la scorsa settimana convocando una conferenza stampa. E anche ieri ha precisato che "i lavori eseguiti dalle imprese di Diego Anemone nell'abitazione di Guido Bertolaso sono stati regolarmente pagati", così come i lavori svolti dalle ditte dell'imprenditore nelle sedi del Dipartimento di via Ulpiano e via Vitorchiano, sono stati fatti «in assoluta armonia con la normativa vigente e sulla base delle iniziative di competenza delle stazioni appaltanti". La famiglia Claps -  Nell'assurda lista spunta persino il nome Claps. Il cognome rimanda alla famiglia di Elisa, la ragazza scomparsa nel 1993 il cui corpo barbaramente assassinato è stato ritrovato nella cappella di una chiesa pochi mesi fa. "La famiglia Claps in questo momento ha bisogno di conoscere la verità sulla vicenda di Elisa e non può essere accostata a vicende e persone con le quali non ha nessun contatto" ha detto oggi alle agenzie Gildo Claps  commentando  la scritta "Claps, Potenza" trovata secondo quanto riferiscono alcuni giornali, in un documento del costruttore Diego Anemone.  Una lista di proscrizione - Sul caso interviene anche il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che definisce il documento di Anemone una lista di proscrizione: «Siamo in una situazione per un verso paradossale per un altro verso gravissima: prima vengono offerti in pasto elenchi di nomi poi, chissà quando, verranno fatte le indagini. Nel frattempo ogni nome è offerto al massacro mediatico, indipendentemente dalle ragioni per cui esso si trova nel computer di Anemone. Ovviamente il segreto istruttorio è praticamente annullato da tempo e in compenso ci troviamo di fronte all'ennesima lista di proscrizione». Daniele Capezzone invece parla di stillicidio: «La politica ha certamente il dovere di essere pulita, e di assumere tutte le contromisure più utili per contrastare efficacemente ogni disonestà e opacità. Su questo non deve esserci il minimo dubbio. Ma, con la stessa chiarezza, va pronunciato un netto "no" a qualunque tentativo di delegittimazione complessiva della politica, che sembra in atto per la solita via mediatico-giudiziaria». I magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi dovranno ora chiarire se gli "uomini della lista" abbiano avuto lo stesso "trattamento" ottenuto da coloro che sono già stati tirati in ballo da Zampolini: Scajola, Lunardi, il generale della Gdf Pittorru e, per ultimo, il capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture, Ercole Incalza. Il giro di soldi, utilizzato secondo l'accusa per compensare i funzionari pubblici che favorirono le aziende della cricca negli appalti, supererebbe così i tre milioni di euro finora scoperti su un conto della Deutsche Banke intestato a Zampolini. Nei prossimi giorni, con ulteriori accertamenti svolti dalla guardia di Finanza su una serie di operazioni sospette e sui conti correnti degli indagati la procura cercherà di dimostrare che il denaro sia servito come forma di "compensazione".

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