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Sindone: durante la II guerra mondiale è stata segretamente nascosta

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Per sette anni il sacro lenzuolo ha lasciato la sua casa di Torino. Neanche Mussolini era a conoscenza dell'operazione

Tatiana Necchi
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Torino non è sempre stata la casa della Santa Sindone. Durante la II guerra mondiale il sacro lenzuolo è stato nascosto per ben sette anni nell'abbazia di Montevergine nei pressi di Avellino. Grazie a ciò si è salvata dai tedeschi che erano interessati alla reliquia. Neanche Mussolini era a conoscenza della vicenda. E neppure il cardinale Fossati, Arcivescovo di Torino, era stato informato della partenza della Sindone dal capoluogo piemontese il 7 settembre del 1939, a qualche mese dall'entrata in guerra dell'Italia al fianco della Germania. A svelarlo è Sergio Boschiero, segretario nazionale dell'Unione Monarchica Italiana. La fuga della Sindone, pare sia stata voluta da Vittorio Emanuele III che voleva salvarla dalle bombe e non solo. Era risaputo che Hitler era alla ricerca delle reliquie "famose" come il Santo Graal, la lancia di Longino e l'Arca dell'Alleanza: avrebbe quindi potuto pensare anche alla Sindone. Tutto fu fatto in grande segreto. Solo il re, Papa Pio XII, il Cardinale Segretario di Stato, Luigi Maglione, e Monsignor Giovanni Battista Montini, allora sostituto alla Segreteria di Stato vaticana, sapevano dell'operazione. «Una ragione plausibile - spiega Boschiero - può essere stata la necessità che il Cardinale, non sapendolo, non avrebbe potuto parlare neanche sotto tortura. Egli sarebbe andato a Montevergine a guerra finita per riportare a Torino la reliquia dopo aver ottenuto il consenso del Re Umberto II. Era indispensabile essendo la Sindone di proprietà di Casa Savoia». Infatti, in una lettera del 10 giugno 1946, solo tre giorni prima della partenza dell'esilio, Umberto II scriveva al Cardinale Fossati dando il consenso che la Sindone "ritrovi il suo pristino collocamento a Torino, nella Cappella che ne reca il nome”. Inizialmente si pensò a tre diverse sedi per la Sindone: Quirinale, Vaticano oppure l'Abbazia di Montecassino. Ma nessuna di queste sembrò un posto sicuro, come hanno dimostrato anche le vicende storiche. Quindi si optò per il Monastero di Montevergine dove fu tenuta nascosta fino alla fine della guerra in una cappella secondaria. Il Cardinale Fossati giunse a Montevergine per riportare la Sindone a Torino ma, prima di iniziare il viaggio di ritorno in auto fino a Roma e in treno da Roma a Torino, autorizzò una straordinaria ostensione della Sacra Sindone solo per i padri del monastero che l'avevano nascosta e protetta. Nella notte fra il 28 e il 29 ottobre 1946 la Sindone fu aperta per soli dieci minuti. Fossati in un messaggio indirizzato ai fedeli e al clero della diocesi di Torino, in occasione del ritorno della sacra Reliquia nella sua storica sede, scrisse che “fu saggia cosa l'averla allontanata da Torino, perché se anche rispettata dalle bombe, non sarebbe forse stata rispettata dall'invasore che si affrettò a chiederne notizie”. «Partirono dal Quirinale due automobili - spiega padre Andrea Davide Cardin dei Benedettini Sublacensi, direttore della  Biblioteca Statale di Montevergine - ma non c'è alcuna documentazione  su dove fossero dirette. Le notizie ci vengono fornite solo da alcuni nostri registri che abbiamo provveduto ad inviare, solo di recente, anche al Quirinale dove, era tale il segreto, che si evitò di lasciare alcuna testimonianza». Ora, in occasione della ostensione della Sindone, anche l'abbazia di Montevergine vuole celebrare la Sacra Reliquia con una mostra che sarà inaugurata il prossimo 5 giugno: «Abbiamo voluto raccontare attraverso 20 pannelli - spiega padre Andrea Davide Cardin - tutta la storia della Sindone esponendo anche, per la prima volta, tutte le nostre testimonianze».

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