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Dodicesimo suicidio alla Foxconn

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Non è bastata la dichiarazione "pro-life" fatta firmare mercoledì agli operai

Roberto Amaglio
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Non sono bastate le reti montate all'esterno degli edifici e la dichiarazione "pro-vita" fatta firmare ai dipendenti. Alla Foxconn, colosso informatico di Taiwan che produce anche gli Iphone e gli Ipod della Apple, si è registrato giovedì pomeriggio l'ennesimo caso di suicidio, il dodicesimo dall'inizio dell'anno. Secondo la ricostruzione fatta dalla televisione di stato cinese, questa volta il dipendente non si è gettato nel vuoto, ma si è tagliato le vene. E pensare che solo ieri l'azienda guidata da Terry Gou aveva preparato una dichiarazione da far firmare ai propri dipendenti, in cui i lavoratori si impegnavano a non togliersi la vita, dopo gli undici suicidi e altri due operai ridotti in fin di vita. Come previsto, però, questo insolito espediente non ha funzionato. Ciò che potrebbe cambiare le cose, invece, sarebbe una seria analisi sugli orari di lavoro estenuanti, le brevi pause per il pranzo e il riposo nei dormitori, con gli operai perennemente lontani da casa. Forse, complice anche l'interessamento dell'opinione pubblica, anche la Foxconn dovrà iniziare a prendere seri provvedimenti. O almeno se lo augurano il milione di dipendenti dell'azienda.

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