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Marea Nera. Toppa la "top Kill". Ora si profila un nuovo piano

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Si proverà ad incappucciare il tubo danneggiato e installare una condotta nuova

Roberto Amaglio
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L'umore è nero, nerissimo. Così come quella chiazza di petrolio che, secondo Carol Browner (consigliere del presidente Obama per le questioni ambientali), rischia di espandersi ininterrottamente nel Golfo del Messico fino al mese di agosto. Il "day after" del fallimento della missione "top Kill" è di quelli che non passeranno certo come se nulla fosse. Dopo le prime entusiastiche impressioni sulla buona riuscita del piano, infatti, la BP ha definitivamente abbandonato l'idea di sigillare il pozzo utilizzando liquidi viscosi e colate di cemento. "Non funziona", avrebbero ammesso i vertici della società petrolifera inglese, dopo aver pompato da mercoledì oltre 35 mila barili di fanghi nella condotta danneggiata. Si profila quindi una nuova soluzione, altrettanto azzardata, e per questo accolta con freddezza dal presidente Barack Obama. Il nuovo piano risponde al nome di "lower marine riser package" e consisterebbe in due fasi. Il primo passo sarebbe quello di tagliare il tubo danneggiato, isolando così la valvola difettosa con un tappo di decine di tonnellate in grado di bloccare le perdite. In questo passaggio (che dovrebbe essere realizzato tra martedì e mercoledì), la fuorisciuta di petrolio dovrebbe incrementarsi del 20%, avvisa però Il capo delle operazioni di Bp, Doug Suttles. Incappucciata la valvola, si provvederebbe poi a collegare questo cappuccio con un nuovo tubo, attraverso il quale aspirare il grosso del petrolio e del gas fino alla nave di appoggio in superficie. Come detto piano azzardato, in virtù del fatto che mai era stato fatto un tentativo del genere a oltre 1500 metri di profondità. BP SAPEVA - e intanto non si placa la bufera intorno alla British Petrolium. Il New York Times, infatti, documenta sulle sue pagine come il colosso petrolifero fosse a conoscenza già dale mese di giugno del 2009 delle condizioni non rassicuranti della Deepwater Horizon, la piattaforma off-shore saltata in aria il 20 aprile scorso e da cui è stata provocata quello che ormai viene considerata la peggiore catastrofe ecologica che gli Stati Uniti abbiano mai affrontato. Dai documenti rinvenuti e pubblicati dal quotidiano nweyorkese, infatti, emerge che già il 22 giugno 2009 gli ingegneri di BP avevano manifestato perplessità sulla tenuta del metallo impiegato per il rivestimento del pozzo, che "sarebbe potuto collassare per la pressione". Ma nonostante il rivestimento non rispondesse agli standard di sicurezza interni alla stessa società, BP ne autorizzò l'uso.

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