Le carte su Spatuzza: faceva "dichiarazioni a rate"
Il boss pentito iniziò a parlare quando le procure gli assicurarono l'inserimento nel programma di protezione
“ Dichiarazioni a rate” perché aveva paura e perciò ha iniziato a raccontare dettagli politici con deposizioni spontanee ben oltre dopo i 180 giorni dalla data d'avvio della cooperazione con gli inquirenti. Gaspare Spatuzza non nega di aver utilizzato un sistema di rivelazioni a puntante: “Non ho riferito subito di cose riguardanti Berlusconi” afferma Spatuzza il 6 ottobre 2009 alla Dda di Palermo che mette a verbale, “perché intendevo prima di tutto che venisse riconosciuta la mia attendibilità su altri argomenti e poi riferirne, sia per ovvie ragioni inerenti la mia sicurezza, sia per non essere sospettato di speculazione su questo nome nella fase iniziale, già molto delicata della mia collaborazione”. Da estratti pubblicati dal Giornale di Sicilia online delle dieci pagine di motivazioni con cui la Commissione del Viminale ha rifiutato di concedere al pentito il programma di protezione, emerge che il boss aveva "deliberatamente mantenuto il silenzio su alcune circostanze per timore delle conseguenze, in attesa di fare ingresso nel programma di protezione”. E Spatuzza nell'interrogatorio del 16 giugno 2009 disse di voler fare “nomi di politici o di altre personalità” perché sapeva che le procure siciliane erano favorevoli a inserire la sua persona nel programma di protezione.