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P3, Formigoni dai pm come testimone

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Il governatore della Lombardia è stato ascoltato sulle presunte pressioni esercitate dal gruppo per la riammissione della lista elettorale alle Regionali

Eleonora Crisafulli
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Continuano gli interrogatori alla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3. Questo pomeriggio è stato ascoltato come testimone il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Laconico il commento rilasciato ai giornalisti dopo due ore dai pm: "Sono stato audito in qualità di testimone. Non voglio dire nulla rispetto a quanto dichiarato", ha detto Formigoni. "Mi sono stati chiesti fatti di cui potevo essere a conoscenza ma mantengo il segreto istruttorio e non aggiungo nulla rispetto a quanto da me affermato ai magistrati". Alle richieste dei cronisti di un suo commento o di una dichiarazione in merito, il governatore ha ribadito: "Non posso dire nulla, arrivederci". Negli atti dell'indagine, che hanno portato agli arresti di Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi, il nome di Formigoni appare con riferimento a un possibile intervento del gruppo che avrebbe dovuto favorire il ricorso della lista collegata al governatore nel corso delle ultime elezioni. In un'informativa del 18 giungo scorso i carabinieri avevano sostenuto che l'associazione agì su mandato di Formigoni chiedendo esplicitamente al presidente della Corte d'appello di Milano, Alfonso Marra, di esercitare pressione per la riammissione della lista. Formigoni aveva subito smentito: "Si tratta di una notizia falsa e infondata". La vicenda della lista Per la Lombardia - Il primo marzo scorso la Corte d'appello di Milano escluse la lista accogliendo il ricorso presentato dalla lista Bonino Pannella, poiché le firme valide non erano in numero sufficiente. Il giorno dopo il centrodestra presentò un ricorso che non fu accolto. Per questo il 4 marzo si rivolse al Tar presentando due ricorsi: uno personale di Formigoni e uno dalla lista. Due giorni dopo il tribunale amministrativo accolse una richiesta di sospensiva che riammetteva di fatto la lista alle regionali, decisione confermata il 9 marzo dalla sentenza e nuovamente il 13 marzo dal Consiglio di Stato a cui si erano rivolti la Federazione della sinistra e la lista Bonino Pannella. Per questo caso, e per quello della lista Polverini, il governo emanò il noto decreto salva-liste. Interrogazione - Intanto l'opposizione si muove, presentando alla Camera e al Senato un'interrogazione parlamentare sottoscritta da 30 parlamentari, 21 del Partito democratico e 9 Radicali per chiedere conto al Governo del comportamento tenuto sulla vicenda dell'esclusione e successiva riammissione delle Liste elettorali regionali a sostegno del candidato Formigoni. Gli interroganti chiedono quindi: "se sia consuetudine da parte del capo degli ispettori del ministero della Giustizia fornire a cittadini 'consigli' su come operare per ottenere ispezioni ministeriali a uffici e distretti giudiziari; quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, si siano adottate nei confronti dei dottori Arcibaldo Miller e Angelo Gargani; se il sottosegretario alla Giustizia, senatore Caliendo, si sia interessato alle vicende della riammissione della lista Formigoni di sua iniziativa o se di concerto con il responsabile del ministero della Giustizia e in che cosa sia consistito il suo operato e intervento; se il ministro della Difesa, quando ha pronunciato la frase "se ci respingono siamo pronti a tutto", si riferiva proprio all'attività di pressione che il presidente Formigoni avrebbe messo in atto, alla luce di quanto risulta dai contatti emersi dalle intercettazioni, o se comunque il Ministro era al corrente di tale attività; quali iniziative intenda il Governo compiere al fine di evitare di riprodursi di vicende analoghe". Il pm Rodolfo Sabelli e il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo hanno già interrogato, tra gli altri, il sottosegretario del Pdl Denis Verdini e hanno tentato di interrogare il senatore Marcello Dell'Utri. Nei prossimi giorni sentiranno l'ex primo presidente di Cassazione Vincenzo Carbone, il capo degli ispettori del ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller, e il magistrato Antonio Martone.

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