Fiat, Napolitano: "Rimettersi ai giudici"
La risposta del presidente alla lettera dei tre operai: "Rispettare le regole dello Stato di diritto"
Giorgio Napolitano non ha esitato ed ha accolto l'appello dei tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi. Secondo il presidente occorre rimettersi all'autorità giudiziaria. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha così risposto ai tre lavoratori della Fiat Sata di Melfi: "Cari Barozzino, Lamorte e Pignatelli, ho letto con attenzione la lettera che avete voluto indirizzarmi e non posso che esprimere il mio profondo rammarico per la tensione creatasi alla FIAT SATA di Melfi in relazione ai licenziamenti che vi hanno colpito e, successivamente, alla mancata vostra reintegrazione nel posto di lavoro sulla base della decisione del Tribunale di Melfi. Anche per quest'ultimo sviluppo della vicenda è chiamata a intervenire, su esplicita richiesta vostra e dei vostri legali, l'Autorità Giudiziaria: e ad essa non posso che rimettermi anch'io, proprio per rispetto di quelle regole dello Stato di diritto a cui voi vi richiamate. Comprendo molto bene come consideriate lesivo della vostra dignità "percepire la retribuzione senza lavorare". Il mio vivissimo auspicio - che spero sia ascoltato anche dalla dirigenza della FIAT - è che questo grave episodio possa essere superato, nell'attesa di una conclusiva definizione del conflitto in sede giudiziaria, e in modo da creare le condizioni per un confronto pacato e serio su questioni di grande rilievo come quelle del futuro dell'attività della maggiore azienda manufatturiera italiana e dell'evoluzione delle relazioni industriali nel contesto di una aspra competizione sul mercato globale". La lettera degli operai - I tre operai licenziati a luglio, prima reintegrati e poi tenuti lontano dal posto di lavoro dalla vigilanza su ordine dei capi, non si sono rassegnati. Quest'oggi Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli sono tornati davanti al cancello dello stabilimento Fiat di Melfi. Non hanno timbrato il cartellino perché oltre alla “saletta” non possono andare: ordine dei superiori. E allora meglio attendere fuori scrivendo una lettera a Napolitano chiedendo la restituzione della dignità di lavoratori: “Non abbiamo fatto nulla”. Questa la lettera scritta dai tre operai a Napolitano: "Signor presidente, per sentirci uomini e non parassiti di questa società vogliamo guadagnarci il pane come ogni padre di famiglia e non percepire la retribuzione senza lavorare. Questo non è mai stato un nostro costume, né come semplici operai, né come delegati sindacali aziendali, avendo sempre svolto con diligenza e professionalità il nostro lavoro". Barozzino, intervistato da Sky, ha poi precisato: "Vogliamo semplicemente tornare a lavorare, vorremmo che questo incubo finisse il prima possibile- ha detto- Chiediamo a tutte le istituzioni garanti di democrazia che si facciano carico di questa situazione perche tutti sanno, lo ha accertato anche il giudice, che noi non abbiamo fatto nulla. Chiediamo che ci venga restituita la nostra dignità di lavoratori e di semplici cittadini". Matteoli - "Le sentenze vanno rispettate anche quando non fanno piacere. Se il nostro Paese è uno Stato di diritto non lo può essere a fasi alterne. Qui c'è una sentenza e la sentenza deve essere rispettata" Ecco quanto ha affermato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli nel corso di una conferenza stampa al Meeting di Rimini commentando la vicenda dei tre operai licenziati dalla Fiat di Melfi di cui il giudice del lavoro ha imposto il reintegro. Bonanni - La Fiat "sta facendo il gioco della Fiom e sta spostando l'attenzione su un problema assolutamente residuale. Il fatto importante è l'investimento". Lo ha sottolineato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, intervenendo alla trasmissione Radio Anch'io sul caso Melfi. "Se il giudice gli ha dato ragione - ha detto Bonanni - la Fiat applicasse quella sentenza e non andasse dietro alla Fiom che vuole proprio questo. La Fiom fa scioperi che non gli riescono, non rispetta la maggioranza dei sindacati, non rispetta niente. Ha bisogno invece di questi duelli per fare vedere che esiste ed è sbagliato: questo - ha concluso il leader della Cisl - dico a Marchionne".