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Bersani retrò: si torna a invocare l'Ulivo

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In una lettera a "Repubblica", il segretario Pd ripropone quelle larghe intese che nel 2008 fecero naufragare il Governo Prodi

Roberto Amaglio
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Berlusconi dice di no alla vecchia politica, rinunciando a improbabili alleanze destinate più a dividere che a unire? Pierluigi Bersani, a quanto pare, prende la strada opposta, ributtandosi a bomba in una politica di larghe intese che, solo due anni fa, aveva finito con il logorare tutto il mondo di sinistra. Il segretario dei democratici, infatti, con una lettera a "Repubblica" è tornato a invocare un grande patto a sinistra in grado di creare una "piattaforma che rafforzi il grande campo del centrosinistra fatta di lavoro, di civismo, di equità, di innovazione, volta a una progressiva semplificazione politica e organizzativa". Addio al voto utile (per dirla alla Veltroni), addio al progetto di un partito più unitario e con un'identità più definita. Si torna tutti sotto l'Ulivo con l'antico obiettivo di battere Silvio Berlusconi. Bersani – "Occorre l'impegno univoco di tutte le forze progressiste. Il consenso per il Cavaliere è ancora largo, ma il rapporto tra promesse e realtà è sempre più labile. Attualmente ci si vuole trascinare a un sistema dove il consenso viene prima delle regole e cioè delle forme e dei limiti della Costituzione; dove si limita l'indipendenza della Magistratura; dove il Parlamento viene composto da nominati; dove il Governo ha il diritto all'impunità e a una informazione asservita e favorevole; dove si annebbiano i confini fra interesse pubblico e privato. Contro questa tendenza, tocca al Pd innanzitutto, come maggiore forza dell'opposizione, indicare una strada". Percorso a due tappe – La strada di cui parla Bersani consiste in un fasi distinte: prima dell'eventuale ritorno alle urne, una fase di transizione per ridiscutere le regole del gioco politico. Ma il segretario del Pd difende questa sua volontà di larghe intese. "Rendendoci disponibili oggi ad un governo di transizione non cerchiamo né scorciatoie né ribaltoni. È l'esclusione in via di principio di questa ipotesi, il vero strappo costituzionale. Noi in questa fase proporremmo un'alleanza democratica per una legislatura costituente. Un'alleanza capace finalmente di sconfiggere una interpretazione populista e distruttiva del bipolarismo, capace di riaffermare i principi costituzionali, di rafforzare le istituzioni rendendo più efficiente una salda democrazia parlamentare (a cominciare da una nuova legge elettorale) e di promuovere un federalismo concepito per unire e non per dividere. Sto parlando di una alleanza che può assumere, nell'emergenza, la forma di un patto politico ed elettorale vero e proprio, o che invece può assumere forme più articolate di convergenza che garantiscano comunque un impegno comune sugli essenziali fondamenti costituzionali e sulle regole del gioco". Ma è la seconda parte del piano politico che farà discutere: la rinascita dell'Ulivo, o Ulivone, visto che Bersani invita tutti sotto le fronde del nuovo (?) soggetto politico. La proposta politica, spiega, "potrebbe coinvolgere anche forze contrarie al berlusconismo che in un contesto politico normale avrebbero un'altra collocazione; una proposta che dovrebbe rivolgersi ad energie esterne ai partiti interessate ad una svolta democratica, civica e morale. Per dare l'impulso decisivo a questo cruciale passaggio occorre l'impegno univoco, leale, convinto e coeso di tutte le forze progressiste". Tutti insieme sotto il segno dell'antiberlusconismo, già a partire dal prossimo autunno, quando il Pd organizzerà "una grande campagna di mobilitazione sui temi sociali e della democrazia. È giunto il tempo di suonare le nostre campane".

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