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La Moratti tira il fiato. Archiviata l'inchiesta sulle consulenze d'oro

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Il Gip chiude l'inchiesta sugli episodi di mobbing a Palazzo Marino. "Episodi censurabili ma non penalmente rilevanti"

Roberto Amaglio
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Se quella che è ormai diventata la grana Expo e pure le prossime elezioni di Milano toglieranno ancora il sonno a Letizia Moratti, il sindaco della città meneghina ha da oggi un grattacapo in meno. Il Gip milanese, Maria Grazia Domanico, ha archiviato l'inchiesta sulle presunte "consulenze d'oro" a Palazzo Marino, nella quale erano indagati Letizia Moratti e quattro ex dirigenti dell'amministrazione comunale. Il fatto – Come spesso accade nelle amministrazione pubbliche, al centro dell'inchiesta erano finite le numerose (e remunerative) consulenze assegnate, oltre ai presunti episodi di mobbing relativi al pensionamento di alcuni dirigenti. Assoluzione – Secondo la tesi del gip milanese, "si deve ritenere che le modalità di rimozione dei dirigenti, per quanto censurabili sotto diversi profili, non abbiano travalicato il limite dell'illecito penale". Insomma comportamento non certo idilliaco, ma che non va contro la legge italiana. Più o meno la stessa posizione assunta a luglio del 2009 dal pm Alfredo Robeldo, il quale a sua volta aveva chiesto l'assoluzione per i cinque indagati. Insieme alla posizione del primo cittadino, indagata per abuso d'ufficio, sono state archiviate le posizioni dell'allora direttore generale del Comune, Giampiero Borghini, della sua vice, Rita Amabile, dell'ex direttore centrale delle risorse umane, Federico Bordogna e dell'allora capo di gabinetto, Alberto Bonetti Baroggi. L'assoluzione penale, però, conferma al contempo quella che era stata la condanna amministrativa della Corte dei conti che aveva condannato Letizia Moratti e gli altri imputati a risarcire l'erario per circa 200 mila euro perché, con i loro comportamenti non trasparenti, avrebbero provocato un danno alle casse statali.

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