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Obama annuncia la fine della guerra in Iraq

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Adesso occorre "voltare pagina": si pensa a rilanciare l'economia. Ma non mancano le contestazioni

Tatiana Necchi
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Dopo sette anni di guerra Barack Obama ha fatto l'annuncio definitivo alla nazione: "La guerra in Iraq è finita, è arrivato il momento di voltare pagina”. Dopo avere pagato "un prezzo enorme", ha detto l'inquilino della Casa Bianca, occorre adesso lasciare "la gestione della sicurezza totalmente in mano agli iracheni" e puntare l'attenzione al "rilancio dell'economia statunitense". Durante il suo atteso discorso, durato 18 minuti, dallo Studio Ovale, Obama non ha parlato di vittoria militare e ha definito "una pietra miliare" e "un momento storico" la fine della guerra: «Abbiamo ritirato quasi 100.000 soldati americani dall'Iraq. Abbiamo chiuso centinaia di basi o le abbiamo trasferite agli iracheni», ricordando di avere tenuto fede a una "promessa" fatta durante la campagna elettorale per le presidenziali. Obama ha osservato che il suo paese ha pagato "un prezzo enorme" in Iraq, dove più di 4.400 soldati americani sono morti dal giorno dell'invasione, nel marzo 2003, voluta dal suo predecessore George W. Bush. Il presidente ha invitato le autorità irachene a trovare "rapidamente" un accordo politico per la formazione del nuovo governo, a sei mesi dalle ultime elezioni. Il presidente americano nel suo discorso ha anche approfittato per cercare di stemperare la preoccupazione degli americani sul fronte interno: «Il nostro compito più urgente è oggi rilanciare la nostra economia e creare lavoro per milioni di americani che lo hanno perso», ricordando che l'invasione dell'Iraq ha "determinato l'impiego di vaste risorse all'estero in un periodo di bilanci ristretti". A Washington, tuttavia, non sono mancate le contestazioni. Alcuni repubblicani attribuiscono il merito del miglioramento della sicurezza in Iraq al "surge" avviato da Bush e dal generale Petraeus: «Certi leader prima si sono opposti con tutte le loro forze a questa strategia e ora ne rivendicano il merito», ha commentato ad esempio il deputato dell'elefantino John Boehner. Altri osservatori temono anche che la riduzione delle truppe sia stata troppo precipitosa e che l'Iraq rischi ora di finire in una guerra civile. Il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki si è tuttavia mostrato più che soddisfatto: «Abbiamo vinto la sovranità, l'Iraq è di nuovo indipendente». Proprio per garantire che gli americani non abbandoneranno l'alleato, Obama lunedì ha comunque inviato nel Golfo Persico il vice presidente Joe Biden, che si è detto convinto di un esito positivo della vicenda irachena: «Andrà bene per noi e andrà bene per loro». In ogni caso ben 50mila soldati Usa rimarranno in Iraq nella nuova missione "Advise and assist", volta ad addestrare e coadiuvare l'esercito locale. Inoltre, 7mila contractor americani sono già alle dipendenze del governo di Baghdad. Per la "Operation New Dawn", cioè il nuovo corso delle truppe Usa in Iraq, oggi si svolgerà una cerimonia alla quale parteciperà lo stesso Biden.

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