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Paura nel Golfo del Messico: esplode un'altra piattaforma

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Una striscia di 2 chilometri di petrolio è fuoriuscita nel mare della Lousiana. Elicotteri e navi hanno tratto in salvo i 13 dipendenti

Eleonora Crisafulli
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A pochi mesi dall'incidente che ha provocato un disastro ambientale nel Golfo del Messico, un'altra piattaforma petrolifera è esplosa a largo delle coste della Louisiana. Lo scoppio è avvenuto a 80 miglia Sud di Grand Isle, intorno alle ore 9. Secondo le informazioni trasmesse da alcune fonti locali, a differenza dell'aprile scorso, non ci sono vittime, soltanto alcuni feriti. Tutti i 13 dipendenti sono stati dunque tratti in salvo. La Guardia Costiera, nella tarda serata di ieri, ha confermato che le fiamme divamapate sulla piattaforma sono state spente. E, come nel caso precedente della "Deepwater Horizon" della Bp, anche questa volta la compagnia proprietaria della piattaforma "Vermilion Bay", la "Mariner Energy", immediatamente dopo l'incidente, aveva da subito cercato di minimizzare i danni, affermando che dall'impianto non c'era stata "alcuna fuga di greggio" e che la struttura non risultava operativa, bensì era soltanto in manutenzione. Ma la smentita è arrivata poco dopo. Gli uomini della Guardia Costiera hanno infatti comunicato che è stata evidenziata, in mare, una chiazza "lucente" di petrolio, lunga quasi due chilometri e larga 30 metri. Come testimoniato, inoltre, da due operai il pozzo era operativo e non in manutenzione. L'incidente ha fatto riaffiorare un problema, già messo in luce nel caso della "Deepwater Horizon": grandi impianti di questo  genere non sono così sicuri come sostengono, in realtà, le compagnie petrolifere. E, proprio con l'esplosione di ieri, le trivellazioni offshore sono tornate al centro di un acceso dibattito, che si è spinto fino in Italia. Il Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha dichiarato che l'accaduto "conferma l'esigenza di regole più stringenti a livello internazionale", sollecitando affinchè il problema "sia posto all'ordine del giorno nelle prossime settimane nell'agenda europea". La ricostruzione dell'incidente- I primi a lanciare l'allarme dello scoppio erano stati alcuni elicotteri e navi di passaggio che, intorno alle nove, avevano notato del fumo provenire dalla Vermilion Oil 380, di proprietà dell'americana "Mariner Energy".  I 13 operai sono riusciti a mettersi in salvo dalle fiamme, buttandosi tutti in mare, con i giubbotti salvagente. Subito dopo aver lanciato lo stato d'emergenza, sulla zona, sono sopraggiunti gli uomini della Guardia Costiera, con sette elicotteri, due aerei e quattro navi. Accantonato l'incidente, s'indagano ora le cause dell'esplosione. La "Mariner" parlerebbe di un incendio in un deposito di gas, all'interno della base, e ricorda che, al momento dello scoppio, la piattaforma non era attiva. Una circostanza che è stata messa in dubbio dal Governatore della Louisiana, Bobby Jindal: "Stanno dicendo che la base era chiusa. Se ciò è vero - ha detto - è un fatto molto importante. Tuttavia si tratta di qualcosa che non abbiamo ancora verificato in modo indipendente". E, anche secondo la Guardia Costiera, l'impianto stava estraendo greggio.

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