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Bossi stronca la fiducia: "numeri risicati"

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"Strada maestra è il voto", dice il Senatur. La mozione è passata con 342 sì. La maggioranza dipende dai finiani e da Mpa. Maroni già ipotizza date per le elezioni tra marzo e aprile

carlotta mariani
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La fiducia è passata, ma Umberto Bossi l'ha subito stroncata." Sono numeri risicati- ha detto il Senatur - la strada è stretta". E comunque, per il leader del Carroccio, l'obiettivo resta sempre il voto. "Nella vita è meglio prendere la strada maestra e la strada maestra è il voto. Berlusconi non l'ha voluto e ora siamo a questo punto". Ma com'è andata la votazione? Su 620 deputati presenti, hanno votato in 617. I sì sono stati 342, i no 275, 3 gli astenuti (l'ex Pd e ex Api Massimo Calearo, ora nel gruppo Misto, Siegfried Brugger e Karl Zeller dell'Svp sono i tre astenuti). La maggioranza richiesta era di 309.  Considerando che i finiani sono 35 (e contando che Granata ha votato no), il governo dipende in tutto e per tutto dal Fli. Se la matematica non è un'opinione, infatti, 342 meno 35 fa 307. Il che significa non avere la maggioranza assoluta, che è di 316. Ovvero, il governo dipenderebbe sempre e comunque dal volere dei finiani. Ci sono tre voti che ballano: quelli del finiano Roberto Menia e di Giancarlo Pittelli del Pdl e del presidente dell'Udc Rocco Buttiglione. I primi due - hanno fatto mettere a verbale- avrebbero votato a favore e il terzo contro la fiducia. Ma anche con questi due suffragi in più cambia poco. L'affondo di Granata - "Senza Futuro e Libertà il governo non ci sarebbe, i finiani sono quindi determinanti" spiega Carmelo Briguglio. "Il presidente del Consiglio - aggiugne il deputato di Fli - ha dovuto prendere atto in aula che il Gruppo di Futuro e Libertà c'è, si è conquistato il suo spazio e ha creato un'intesa politica e programmatica con l'Mpa di Raffaele Lombardo, essenziale per l'esistenza stessa della maggioranza di governo. Il risultato del voto ha detto agli italiani che senza Futuro e Libertà non ci sarebbe più questo governo". Maroni: elezioni a marzo - Secono un'anticipazione del tg di Mentana su La7, Roberto Maroni starebbe già valutando delle date per le elezioni a marzo o ad aprile. Il ministro dell'Interno sarebbe stato pizzicato davanti all'aula di Montecitorio mentre parlando con dei colleghi elencava le possibili domeniche, da marzo ad aprile, in cui si potrebbe andare alle elezioni. Il resoconto di oggi - È arrivato il giorno della verità per il governo. I ministri erano tutti presenti. Seduti ai lati del premier Frattini e Tremonti, subito dietro Calderoli. Il premier ha iniziato il suo discorso sul programma della maggioranza ricordando l'importanza della coesione politica. "L'allora leader del Pd Veltroni -ha detto- citò una riflessione di Piero Calamandrei, che condivido in tutte le sue parti e non solo in una parte. Il padre costituente diceva: 'Il regime parlamentare non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza che deve avere rispetto per la legittimità della maggioranza e del governo. Da qui- ha sottolineato- si deve ripartire per dare un senso a questa legislatura che negli auspici di molti era considerata costituente". Berlusconi ha parlato di "opposizione preconcetta che qualche forza politica ha spinto verso un linguaggio di odio" e dell'importanza di "ritessere il filo della coesione nazionale". Il presidente del Consiglio ha poi ricordato i militari italiani impegnati nelle missioni di pace in 21 Paesi. La Camera ha risposto con un lungo applauso. "Giudizio positivo su quanto fatto dal governo soprattutto nei confronti della crisi economica". Il premier sottolinea quanto fatto di buono dalla maggioranza. "L'Italia ha affrontato la crisi meglio di altri Paesi e non solo per merito del governo" ma anche delle piccole e piccolissime imprese, delle famiglie, della reta di più di 8mila comuni, del sistema bancario italiano. "L'Italia aveva bisogno di rigore e credibilità, lo abbiamo fatto tenendo in ordine i conti pubblici. È stata la scelta giusta, ha consentito di superare la crisi". Tra gli altri successi, ha nominato la lotta alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, l'avvio al federalismo, la riforma delle public utilities, l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. Applausi anche dopo le parole sull'impegno italiano all'estero per sollecitare il dialogo diplomatico tra gli Stati, incitare il disarmo e la non proliferazione, fa riprendere i rapporti tra Usa e Russia e promuovere il rispetto delle donne e della vita in tutto il mondo.  "L'Italia è finalmente protagonista sulla scena internazionale ed è un punto di riferimento per le regioni di crisi e di tensione nel mondo". Qui trovi il discorso integrale Una lunga introduzione per arrivare agli attesi cinque punti: Federalismo fiscale - "Sarà la cerniera unificante del Paese". Secondo Berlusconi, "attuare il federalismo significa crescere tutti insieme, valorizzando quanto vi è di meglio in ogni realtà nazionale". Il premier ha ricordato che questo avviene in ogni Stato moderno e che è uno strumento per rafforzare la collettività nazionale. "Gli esempi degli Stati Uniti d'America e della Germania sono lì, agli occhi di tutti". Il presidente del consiglio ha sottolineato che in questo modo i cittadini potranno avere servizi pubblici di uguale qualità in tutto il territorio nazionale, senza costi per lo Stato e le famiglie, "anzi favorirà il restringersi dell'area dell'evasione fiscale. Gli amministratori dovranno rendere conto del loro lavoro. "Dall'attuazione del federalismo nascerà una nuova Italia, un'Italia della responsabilità a fondamento di un nuovo patto nazionale". Riforma fiscale - Il governo vuole ridurre la pressione fiscale tenendo conto delle esigenze e del bilancio pubblico. "Per le famiglie, soprattutto monoreddito, resta fondamentale l'obiettivo del quoziente fiscale che si sta realizzando in alcuni comuni, compresa la capitale" ha ricordato il presidente, applaudito dai deputati. Sempre per le famiglie, il premier ha parlato di "sostegno diretto a favore della libertà dell'educazione". Argomento importante è quello dell'attività produttiva: "si sta già avviando la riduzione dell'Irap per le imprese" e si cercaherà di ridurlo a zero per le nuove iniziative imprenditoriali. Giustizia - "Priorità per il Paese". Il governo ricorda i risultati ottenuti come la legge contro lo stalking. "Vogliamo una riforma complessiva della giustizia, con l'obiettivo di rendere più efficiente e effettivo l'articolo 111 della Costituzione, affinché nel processo sia assicurata la parità tra accusa e difesa, a tutela delle vittime e a garanzia degli indagati". Il premier ha proposto anche una riforma costituzionale della magistratura "per dividere magistrati inquirenti e giudicanti, con il conseguente rafforzamento della separazione delle carriere". A maggior tutela dei cittadini sarà rafforzata "la normativa sulla responsabilità dei magistrati che sbagliano". "L'uso politico della giustizia continua ad essere elemento di squilibrio tra ordini e poteri dello Stato - ha sottolineato il premier - ed è dovere della politica ristabilire il primato che le viene dalla sovranità popolare. Spetta al legislatore fare le leggi, ai magistrati applicarle". Berlusconi ha sottolineato il problema della durata dei processi che rappresenta "una delle piaghe della giustizia italana" e ha detto che il governo presenterà un provvedimento per lo smaltimento dei provvedimenti civili, nonché una riforma delle professioni. "All'esame del parlamento è la legge a tutela della alte cariche dello Stato - ha precisato il presidente - la stessa Corte costituzione ha riconosciuto che costituisce un interesse apprezzabile il sereno svolgimento della propria funzione". Sicurezza - "Mai nella storia della repubblica sono stati inferti così tanti colpi a mafia e criminalità organizzata". Le parole sono state accolte da numerosi applausi a cui non hanno partecipato Fare e Futuro e il Pd mentre le lamentele del finiano Furio Colombo hanno suscitato i richiami del presidente della Camera. Berlusconi ha ricordato i sequestri dei beni sequestrati alla criminalità organizzata per un valore di 16 miliardi di euro. I provvedimenti più importanti sono stati "l'inasprimento al 41 bis, il reato di associazione mafiosa, l'aumento di 30 milioni di euro al fondo vittime mafiosi, il divieto di partecipazione alle gare pubbliche per chi non denuncia estorsioni". Berlusconi ha sottolineato che il lavoro è stato portato avanti grazie alle forze dell'ordine che hanno collaborato "in perfetta sinergia con l'esecutivo, dando prova che esiste una grande squadra che si chiama stato". Importanti i risultati del progetto Caserta e Strade Sicure e sono stati promessi provvedimenti contro la corruzione. Il governo poi è pronto a varare un "piano carceri per l'umanità della pena e la rieducazione" dei detenuti". Il premier è soddisfatto anche della politica contro l'immigrazione clandestina: "Grazie ai respingimenti e agli accordi internazionali, gli sbarchi sono stati ridotti dell 88%" e "vogliamo favorire l'integrazione degli immigrati regolari". Piano per il Sud - "Saranno triplicati gli interventi sul Mezzogiorno". Il presidente del consiglio ha promesso entro il 2013 il completamento dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria (simbolo della lentezza italiana e motivo di fischi e risate alla Camera), l'autostrada telesina, la rete metropolitana campana, il rafforzamento delle strade in Sicilia. Entro dicembre sarà pronto il progetto del ponte sullo stretto di Messina. "Sono iniziati i primi lavori sulla costa calabrese e presto partiranno anche quelli sulle coste siciliane". Grazie alle risorse assegnate lo scorso anno, Berlusconi ha sottolineato che migliorerà il traffico ferroviario in tutto il Mezzogiorno. "Tra i tanti interventi ricordo la Banca del Sud per il finanziamento di piccole realtà imprenditoriale, il federalismo fiscale che metterà il Sud d'Italia al pari del Nord senza sprechi per l'infiltrazione della criminalità negli affari pubblici". Il premier vuole incoraggiare la sicurezza sul lavoro e la diminuzione della disoccupazione giovanile. "Pilastro" del piano continua a essere "la liberazione del Sud dalla morsa della criminalità". "Cinque capisaldi di una strategia" che servirà per "rafforzare le istituzioni, l'economia, il territorio, il tessuto sociale in modo che l'Italia esca dalla crisi più competitiva". Crescita che dipenderà anche dal piano per la vita e dall'agenda bioetica, dall'autonomia energetica con il nucleare e dal miglioramento del sistema educativo. "Se non siamo in grado di valorizzare i nostri figli saremo un Paese senza futuro" ha sottolineato il premier. Berlusconi ha parlato degli scontri all'interno del Pdl che ha portato alla formazione di un nuovo gruppo per fattori che sono venuti fuori durante la legislatura come la crisi economica. "Il dibattito è legittimo all'interno dei partiti della maggioranza" anche se, il premier ha ammesso che la discussione, in certi casi, ha superato i limiti della legalità ma "chi ha dato vita al Pdl lo ha fatto per perseguire l'unità e non le divisioni". "Sono convinto che in entrambi gli schieramenti si possa perseguire l'obiettivo di unirsi per il bene del Paese" e che "si debba proseguire nell'impegno di costruire, pur nel riconoscimento delle diversità e dell'autonomia delle molteplici forze politiche, delle allenze di governo e non semplicemente dei cartelli elettorali". Berlusconi: "Andiamo avanti sulla strada delle riforme" senza passare da una nuova votazione. "Credo che in questo momento non sia nell'interesse del Paese rischiare un periodo di instabilità" ma anzi sarebbe necessario "moltiplicare l'impegno comune per portare a termine la legislatura". Il premier ha infine ringraziato i gruppi della maggioranza perché i successi raggiunti sono merito del sostegno di tutti, sia alla Camera che al Senato. Tabella di marcia - I lavori parlamentari sono ripresi attorno alle 14.30 per dare voce alle repliche. Alle 16,30 Berlusconi prenderà nuovamente la parola per la sua replica e poi seguiranno le dichiarazioni di voto. Al termine, intorno alle 19, si terrà il voto di fiducia: un voto palese per chiamata nominale. Le ultime due fasi saranno trasmette in diretta dalla Rai. I numeri - Al governo servono 316 voti. Si può essere certi di quelli del PdL, 236, della Lega, 59, di Io Sud, 5, più Nucara e Pionati. In tutto sono 302. Poi ci sono cinque deputati UdC – i cosiddetti “scissionisti siciliani”, fedeli a Cuffaro – che ieri sono passati al gruppo misto e hanno annunciato la costituzione dei “Popolari per l'Italia di domani”. Insieme a loro anche due ex esponenti di Alleanza per l'Italia, Massimo Calearo e Bruno Cesario. È probabile che votino la fiducia al governo, facendo arrivare la conta a 309.  Hanno deciso per il no i tre liberaldemocratici. E' mistero, ancora, su come voteranno i 4 del Movimento per l'Autonomia, che in occasione del voto parlamentare su Caliendo si astennero come fecero i finiani.  Sì anche per Bruno Cesaro, che ha detto "Sì, io voterò la fiducia; Calearo sta ancora decidendo". La replica di Berlusconi, dure critiche all'opposizione - Tredici minuti. Tanto è durata la replica del premier alle critiche rivolte dall'opposizione al suo discorso. Toni alti, con una buona dose di aggressività, come Berlusconi non è insolito fare. Inviperito con l'opposizione e con le accuse di compravendita di parlamentari. Rivendica il suo lavoro da ministro dello Sviluppo economico (ruolo per cui lo hanno accusato di non voler prendere una decisione). Anche se poi chiede un gesto di responsabilità, soprattutto all'Udc e al Pd, perché votino la fiducia in nome della stabilità dell'Italia. Ma procediamo per punti. Compravendita - "Una cosa inaccettabile", così definisce il premier le accuse di campagna acquisto di parlamentari per ottenere la fiducia. "Coloro che all'opposizione o nel gruppo misto voteranno oggi la fiducia al governo non hanno chiesto e non avranno alcun premio da sottosegretari o altro", ha assicurato Silvio Berlusconi   Interim dello Sviluppo Economico - Il premier non accetta rilievi neppure sulla sua gestione del ministero dello Sviluppo economico, interim che dura dal maggio scorso dopo le dimissioni di Scajola.  "Noi non ci siamo mai fermati e personalmente il presidente del Consiglio ha lavorato, anche per il carico di lavoro che aveva per l'interim allo sviluppo economico, tutto il mese di agosto. Ho esaminato decine di crisi aziendali, firmando 300 decisioni del ministero dello Sviluppo". Crisi economica - Il premier non accetta che gli facciano dire che la crisi economica è superata. "Io non ho mai detto che è completamente superata - ha precisato - ho detto che ne stiamo venendone fuori, e il picco è alle nostre spalle". 

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