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Le Brigate Balle di Santoro e Repubblica

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di Maurizio Belpietro

Eleonora Crisafulli
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C'è stato un tempo in cui le Brigate rosse erano chiamate sedicenti. Per ottusità o malafede, giornalisti anche illustri accreditarono l'idea che il gruppo terrorista non fosse una costola criminale della sinistra, ma un'organizzazione creata dai fascisti o dai servizi segreti al soldo degli americani o della Dc. La storia si è incaricata di smentire gli ottusi e i bugiardi con una lunga scia di sangue. Nonostante ciò, nonostante sia provato che ancora esistono gruppuscoli violenti che in nome del comunismo sono pronti a compiere attentati, gli ottusi e i fabbricatori di menzogne sono ancora al lavoro. Ne ha dato prova l'altra sera Michele Santoro, cercando di spargere dubbi sulla vicenda di cui sono stato involontario protagonista un mese fa. La cosa non mi stupisce: il conduttore di “Annozero” ci aveva già provato una settimana dopo il fatto, tentando di dimostrare che il tizio con la pistola sul ballatoio di casa mia altri non era che un fantasma. Il telepredicatore, per altro, è in buona compagnia, visto che anche un quotidiano come la Repubblica si è impegnato nell'operazione di ridurre tutto a una burletta. Vale dunque la pena di spazzar via tre o quattro balle raccontate da questi signori e i lettori mi scuseranno se mi occupo di un caso che mi riguarda da vicino. Cominciamo dal quotidiano di Ezio Mauro, sul quale è stato scritto che appena due settimane dopo l'episodio il questore ha deciso di ridurmi la scorta che mi era stata assegnata in conseguenza della sparatoria, trasferendo ad altro incarico l'agente di polizia che aveva esploso i colpi contro il malintenzionato. Pur senza farne cenno in modo esplicito, Repubblica lasciava capire che si era trattato di una messinscena, opera probabilmente del caposcorta, e dunque l'allarme era ingiustificato. Peccato che le notizie del quotidiano progressista fossero false. Il dispositivo di sicurezza ordinato dal questore la sera del 30 settembre è tuttora in vigore: un'auto della polizia con due agenti sosta 24 ore su 24 di fronte al palazzo in cui abito e quattro persone mi seguono ovunque. E il poliziotto che quella sera ha sparato non è mai stato trasferito. Sono ingiustificate tutte queste misure? Può darsi, ma io non le ho chieste: me le hanno imposte, costringendomi a modificare le mie abitudini e limitando i miei spostamenti. Evidentemente chi ha la responsabilità ritiene ciò che è successo tutt'altro che un'invenzione. E veniamo ora al «fantasma», quello su cui Santoro ironizza e che vorrebbe vedere in faccia. Fin dal principio lui e altri si sono impegnati a dimostrare che del passaggio del misterioso uomo armato non vi era traccia. Né sulle scale né sul muro del cortile. Balle. Come è ovvio, lungo le scale sono state trovate tantissime impronte: purtroppo nessuna è riconducibile a personaggi già segnalati nell'archivio della polizia. Ma cosa si aspettava il conduttore di “Annozero”? Che ci fosse venuto Curcio a casa mia? Quanto poi al muro, Michele e i suoi compari seguitano a sostenere che non ci sono segni della fuga, aggiungendo che scavalcarlo è un'impresa quasi impossibile. Altre balle. Quella sera, senza essere particolarmente attrezzati, il muro lo hanno saltato almeno due agenti delle volanti intervenuti subito dopo il fatto. Dunque, non solo è possibile fuggire da quella via, ma è certo che segni del passaggio di qualcuno ci sono. Ma queste sono solo quisquilie. La verità è che questi signori avrebbero considerato credibile l'attentato contro di me soltanto se fossi stato colpito da un proiettile. Perché mi sono addentrato in questioni così interne all'inchiesta da interessare solo chi vi è coinvolto? Per dimostrare come per questi signori sia facile manipolare la realtà. Le mie vicende sono sicuramente trascurabili. L'opera di falsificazione che da anni compiono Santoro e la stampa di sinistra invece no.

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