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Wikileaks: "Regime Obama contro libertà di stampa"

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Assange contro Usa. Ecco i primi documenti segreti con battutacce sui leader e ombra Cia sull'Onu. Washington: "Gesto sconsiderato"

Giulio Bucchi
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L'alta politica e il gossip diplomatico, le trattative tra Paesi europei e la Turchia e Berlusconi "stanco per le lunghe nottate e i party", l'Onu spiata dagli americani e Gheddafi "sempre accompagnato dalla sua infermiera", una "biondona ucraina". Nel temutissimo calderone di Wikileaks finisce dentro tutto, e non è ancora finita. Il sito "pirata" guidato da Julian Assange ha iniziato a pubblicare i documenti segreti (ma non top secret) dell'intelligence Usa. Sono 250mila i file, consegnati a New York Times e Guardian, quasi tutti riferiti agli ultimi tre anni. Nelle conversazioni tra Washington e 270 ambasciate e consolati in giro per il mondo ce n'è per tutti. Per El Pais, in testa alla classifica dei documenti saccheggiati c'è la Turchia (7.918 telegrammi), quindi Baghdad (6.677 documenti), il Giappone (5.697). L'Italia sarebbe 16esima, con 3.012 file. La "motivazione" che ha spinto Assange a far nascere questa clamorosa e colossale fuga di notizie l'ha spiegata lui stesso intervenendo in videoconferenza nella giornata conclusiva della terza conferenza annuale sul giornalismo investigativo arabo, in corso di svolgimento ad Amman, in Giordania. Mentre il mondo attendeva di conoscere il contenuto di queste mail, lui era in un posto misterioso con una webcam pronto a intervenire in tempo reale. Secondo Assange "c'è stata più persecuzione contro i media sotto l'amministrazione Obama che con tutti gli altri presidenti Usa messi assieme. Si tratta di una estremamente preoccupante trasformazione dell'amministrazione Obama in un regime che non crede nella libertà di stampa". Le bombe: Nel 2009, Hillary Clinton avrebbe inviato una direttiva ai diplomatici americani in cui si chiedevano password usate dai funzionari Onu e informazioni sui capi delle agenzie, mentre il segretario Ban Ki-moon era seguito passo dopo passo dagli agenti della Cia. Gheddafi, come riportato dal New York Times, appare un uomo dipendente da botox, amante di cavalli e flamenco, "volubile ed eccentrico" e sempre in compagnia di una "voluptous blonde", la sua infermiera. Più seria la questione Iran. Nel 2008 il re Saudita Abdullah "ha ripetutamente esortato gli Usa ad attaccare l'Iran per mettere fine al suo programma di armamento nucleare". In Afghanistan, invece, la corruzione delle autorità locali sarebbe all'ordine del giorno. Ci sarebbe stata la Cina, invece, dietro il sabotaggio del sito Google del gennaio 2010: un'operazione che rientra nel tentativo del governo comunista di Pechino di controllare Internet e i mezzi di comunicazione occidentali a partire dal 2002. Molte le informative sull'area mediorientale, con i legami tra petroldollari sauditi e Al Qaeda e tra la Siria e gli Hezbollah libanesi. Tutti i leader mondiali, poi, hanno meritato un appellativo dagli agenti e diplomatici a stelle e strisce. L'iraniano Ahmadinejad è "Hitler", l'afghano Karzai "spinto dalla paranoia", il francese Sarkozy "il re nudo". E Silvio Berlusconi, dedito a "Feste selvagge". La reazione americana - Non si è fatta attendere la reazione degli Stati Uniti. Per la Casa Bianca l'azione di Wikileaks è "sconsiderata e pericolosa" e potrebbe "compromettere le discussioni private con i governi stranieri e i leader dell'opposizione". "Quando tutto questo finirà sulle prime pagine dei giornali del mondo - continua la nota - l'impatto non sarà solo sulla politica estera Usa ma su tutti i nostri alleati e amici nel mondo". La denuncia di Assange - Domenica pomeriggio, il sito di Assange ha poi denunciato un tentativo di sabotaggio da parte di hacker sconosciuti. Lo stesso fondatore è "scomparso "dal 18 novembre. Quando, cioè, la magistratura svedese ha spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale per stupro e molestie. In realtà un'apparizione l'ha fatta. Si è collegato in video con la conferenza dei giornalisti investigativi ad Amman, in Giordania, ed ha scherzato: "Non è il posto migliore dove stare se ti cerca la Cia". 

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