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Calderoli: "Federalismo subito o voto"

Il ministro segue Bossi: "A gennaio il sì: non è ultimatum ma buon senso". Brunetta: "Tutto pronto"

Giulio Bucchi
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"Macchè ultimatum, era solo buonsenso". Così, in una intervista al Sole 24 Ore, il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli invita ad interpretare la richiesta di Umberto Bossi di "federalismo entro gennaio o elezioni". La condizione però, è sempre la stessa: via libera al federalismo municipale o urne in primavera, magari il 27 marzo "visto che in quella data abbiamo già vinto". In un'intervista al Sole 24Ore, Calderoli sottolinea che gennaio sarà il mese decisivo: "La scadenza originaria in bicamerale sul federalismo municipale era l'8 gennaio ma per la pausa natalizia sono stati concessi i 20 giorni di proroga. La legge 42 però prevede una sola proroga ed entro quella data il parere va espresso. Non è un ultimatum ma o il decreto passa nella settimana che va dal 17 al 23 gennaio oppure non ci sono santi". La maggioranza, aggiunge il ministro, verrà conquistata "sui contenuti". E allora ecco possibile "una modifica dell'imposta municipale di trasferimento". "Grazie all'introduzione graduale dei fabbisogni standard - prosegue il ministro - tratteremo tutti alla stessa maniera: chi è stato sovradotato ingiustamente dovrà mettersi a dieta, chi è stato sottodotato verrà finalmente risarcito". I NUMERI - Il guaio della maggioranza, come sempre dal 14 dicembre, sono i numeri. La bicamerale, per Calderoli, "è il problema minore". In caso di pareggio, infatti, il governo può andare avanti lo stesso. Serve almeno un voto in più, invece, nella commissione Affari costituzionali e in quella Bilancio, altrimenti "non si governa. E per cambiare la distribuzione all'interno delle commissioni devono cambiare i gruppi parlamentari. Perciò - conclude Calderoli - dico a Berlusconi che o recupera i numeri in Parlamento e lo fa in fretta oppure è meglio andare al voto". AL VOTO - In caso di ritorno alle urne, il ministro leghista non ha dubbi: "Il ct continuerà a essere Berlusconi e la squadra la vedremo. Piuttosto serviranno schemi di gioco nuovi e in questo la Lega farà scuola".  Un altro ministro, più vicino a Berlusconi ma di certo non avverso al popolo della Lega, prova a gettare acqua sul fuoco e ridimensionare la parole di Bossi. E' Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, che in un'intervista al Gazzettino spiega: "Umberto lo dice per stimolare l'approvazione del federalismo. Cosa che ormai è cosa fatta. Inutile mettere aut-aut". E sulle elezioni: "Gli italiani non le vogliono perché il momento è delicato. Da appassionato di cucina, siamo al punto in cui il sufflè nel forno sta lievitando: evitiamo di aprire il forno, come sanno i buoni cuochi, per scongiurare che il sufflè si afflosci". Poi pizzica Fini e la nascita di Fli: "Questa vicenda è costata al Pdl 32 deputati e 10 senatori, il 7-8% dell'intero Parlamento. E' stata una scissione rilevante, ma senza motivazioni politiche se non quella dell'opportunismo e dell'egocentrismo di Fini che si è suicidato collocandosi a sinistra, generando contraddizioni nello stesso Fli".

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