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Mafia, Cuffaro: "Non è facile, ma sconterò la pena"

Cassazione, senatore condannato a 7 anni e subito in carcere. 'Totò' si costituisce

Andrea Tempestini
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Ora non c'è più appello. La Cassazione ha reso definitiva la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio nei confronti di Salvatore Cuffaro, ex governatore delle Sicilia, e oggi Senatore. Nello specifico, la seconda sezione penale presieduta da Antonio Esposito ha rigettato il ricorso di Cuffaro, confermando così il verdetto emesso lo scorso 23 gennaio dalla Corte di Appello di Palermo. Cuffaro poco dopo la condanna si trovava a Roma, nella chiesa della Minerva al Pantheon, raccolto in preghiera con la sua famiglia. Entro cinque giorni gli sarebbe stato notificato l'estratto della sentenza, ma Cuffaro ha deciso di evitare l'arresto plateale e, come annunciato, si è subito costituito a Rebibbia. PARLA CUFFARO - "Sono stato un uomo delle istituzioni, ho avuto un grande rispetto per la magistratura. Questa prova non è stato e non è facile da portare avanti ma ha rafforzato in me il rispetto delle istituzioni. La magistratura è una istituzione quindi la rispetto anche in questo momento di prova, ha accresciuto in me la fiducia nella giustizia e soprattutto ha rafforzato la mia fede. Se ho saputo resistere in questi anni difficili è soprattutto perchè ho avuto tanta fede e la protezione della Madonna". Questo il commento a caldo di Salvatore Cuffaro. "Adesso affronterò la pena come è giusto che la affronti un uomo che ha servito le istituzioni e che in questo momento viene messo a sopportare questa prova. E' giusto che sia così. L'ho lasciato come insegnamento ai miei figlio, devono avere fiducia nella giustizia e rispetto nelle istituzioni. Adesso vado a costituirmi a Rebibbia", ha concluso Cuffaro, visibilmente commosso. ADDIO AL SENATO - Come conseguenza della condanna a sette anni, Cuffaro decade automaticamente dal seggio di senatore su cui siede a Palazzo madama con i Popolari Italia. La notizia è stata rimarcata da fonti del collegio difensivo del Senatore, che ha sottolineato come comunque, piuttosto che essere dichiarato decaduto dal Senato, Cuffaro potrebbe presentare le dimissioni. LE REAZIONI - "È una sentenza che desta stupore e rammarico anche perché, ieri, la Procura della Cassazione, con una richiesta molto argomentata, aveva chiesto l'annullamento dell'aggravante mafiosa per l'episodio di favoreggiamento ad Aiello, richiesta che se accolta avrebbe sgonfiato del tutto la condanna", ha commentato l'avvocato Oreste Domignoni, difensore di Cuffaro in Cassazione insieme a Nino Mormino. "La sentenza della Corte di Cassazione conferma l'impianto accusatorio sostenuto dalla procura in primo grado", ha affermato invece il Procuratore capo di Palermo Francesco Messineo. "In primo grado il nostro impianto accusatorio era stato accolto dai giudici solo parzialmente", ha continuato Messineo. "La Corte d'Appello lo confermò e adesso arriva la sentenza definitiva. In ogni caso, non voglio aggiungere di più, perché le sentenze non si commentano ma si rispettano". IL PROCESSO A PALERMO - Ma le vicende giudiziarie per Cuffaro non sono finite qui: attualmente è imputato in un altro processo a Palermo, dove risponde di concorso esterno in associazione mafiosa. Lo scorso 28 giugno, nel corso del dibattimento, i pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, al termine di una requisitoria durata quattro udienze, hanno chiesto una condanna a dieci anni.

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