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Marchionne: "Direzione Fiat non lascerà Italia"

L'ad del Lingotto smorza i toni dopo le dichiarazioni di venerdì ("Andiamo a Detroit"). Sacconi: "Un'ipotesi non è una decisione"

Andrea Tempestini
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L'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, è tornato a parlare dell'ipotesi che Fiat esca dall'Italia. Dopo la Serbia, questa volta le meta diventa Detroit: una fusione del Lingotto con Chrysler, questo il succo della tesi di Marchionne, porterebbe nella città degli Stati Uniti la sede del gruppo automobilistico. MARCHIONNE, "FIAT RESTA IN ITALIA" - Dopo le inevitabile polemiche, Marchionne è ritornato sulle sue dichiarazioni: "Nessuna localizzazione, né per l'oggi né per il domani" delle funzioni direzionali e progettuali di Fiat all'estro. Il manager italocanadese lo ha assicurato al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, in un colloquio telefonico. Successivamente è stata anche diffusa una nota del ministero: "Marchionne ha spiegato il senso delle ipotesi formulate con esclusivo riferimento a futuri e possibili, ma assolutamente non decisi, assetti societari, senza alcun riferimento a una diversa localizzazione delle funzioni direzionali e progettuali della società". SACCONI: "IPOTESI, NON DECISIONE - La boutade del manager italocanadese aveva scatenato il dibattito politico. Nella mattinata di sabato aveva parlato proprio il ministro  Sacconi: "Una vaga ipotesi non è una decisione, e non può quindi dar luogo al solito festival delle Cassandre". Per il ministro, però, una cosa è certa: "L'Italia tutta, nelle sue componenti istituzionali come in quelle sociali prevalenti, si è guadagnata il diritto a conservare funzioni direzionali e progettuali. E l'ulteriore evoluzione dell'efficienza dei siti produttivi può ancor più consolidare questa legittima aspettativa che il governo è decisamente intenzionato a far valere. A Marchionne", conclude Sacconi, "chiediamo la garanzia di un trasparente e continuo confronto con le istituzioni e le parti sociali". Insomma, una richiesta di chiarimento era arrivata anche dal Ministro. GASPARRI: "MODERNIZZARE RELAZIONI INDUSTRIALI" - Per il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, "quella della Fiat è una sfida positiva a tutto il sistema paese. I processi di integrazione industriale sono positivi oltre che inevitabili. Si possono subire o guidare. E nella vicenda Fiat Chrysler", aggiunge Gasparri, "la parte italiana è stata strategica e vincente. Ovviamente bisogna modernizzare le relazioni industriali in Italia. E i referendum di Pomigliano e Mirafiori sono stati importanti per questo. Ma tutto il sistema produttivo e finanziario italiano deve affrontare questa sfida con idee e risorse per far nascere una multinazionale che abbia radici profonde nel nostro paese. Più Italia nel mondo e più lavoro in Italia deve essere un obiettivo di tutti. E' una vicenda storica. Da affrontare da protagonisti. Non facendo del vittimismo. Se si fosse dato ascolto ai catastrofisti della sinistra", conclude il senatore, "la Fiat avrebbe già chiuso i battenti in Italia, dove invece ha annunciato ingenti investimenti". CHIAMPARINO: "VOGLIO UN CHIARIMENTO" - Le opposizioni invece avevano protestato e bollato come irricevibile il progetto di Marchionne. "L'ipotesi di unire Fiat e Chrysler in una nuova società con sede a Detroit avanzata da Marchionne costituirebbe una gravissima operazione di depauperamento industriale per il nostro Paese", ha tuonato Antonio Di Pietro. "La Fiat", prosegue, "continua a vivere di denaro pubblico e risorse finanziarie italiane, ma a differenza del passato, li sta utilizzando per spostare la testa dell'azienda in Usa e la produzione nei paesi low cost". Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, usa toni più concilianti: "E' presto per tracciare scenari negativi, ma al rientro in Italia di Marchionne chiederò subito un incontro urgente con i vertici della Fiat per chiarire il significato delle parole espresse dell'amministratore delegato e capire quali siano le prospettive". LA CAMUSSO - Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, aveva dichiarato che il governo dovrebbe "convocare Sergio Marchionne. Che si discuta il piano industriale", ha poi affermato a margine della manifestazione di Libertà e Giustizia al Palasharp a Milano, "che si discuta finalmente delle cose vere invece che di trattare male i lavoratori".

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