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I fantasmi di Gianfranco: "I miei corrotti dal Cav"

Valanga di senatori che lasciano Fli: Saia, Pontone, e Rosso. Fini è all'angolo attacca: "Silvio allarga maggioranza grazie a potere finanziario"

Andrea Tempestini
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Gianfranco Fini assiste inerme al crollo della sua neonata creatura politica, Futuro e Libertà. Per cercare di serrare le fila domani interverrà sul giornale di riferimento, Il Secolo d'Italia. Il leader ammette: "Sarebbe davvero inutile negare l'evidenza: il progetto di Futuro e Libertà vive un momento difficile". Al centro del ragionamento le polemiche esplose dopo l'Assemblea Costituente del partito. Ma soprattutto l'inesorabile successione di defezioni da Fli: dopo Menardi, anche Pontone e Saia sono sul punto di lasciare il gruppo di Fli al Senato.  Nella serata di giovedì ha voltato le spalle a Gianfranco anche il deputato Roberto Rosso: anche lui torna a casa, ovvero nel Pdl. L'ennesima doccia gelata a Fini è arrivata con una nota del Popolo della Libertà: "Questo pomeriggio, a palazzo Grazioli, il presidente Silvio Berlusconi ha incontrato l'on. Roberto Rosso, alla presenza del coordinatore nazionale del Pdl, on. Denis Verdini, del coordinatore regionale del Piemonte, sen. Enzo Ghigo, e del vice coordinatore vicario, on. Agostino Ghiglia. Nel corso dell'incontro", si conclude la nota, "si è convintamente preso atto della decisione di tornare nelle fila del Pdl da parte dell'on. Rosso, che entrerà nella direzione regionale del partito, già convocata per domani alle 14, e che ricoprirà nuovi ruoli di responsabilità nell'ambito dell'attività politica nella provincia di Vercelli". LA RABBIA CONTRO IL PREMIER - Il partito insomma è nato morto, e molti dei protagonisti della fuga dalla maggioranza stanno tornando sui loro passi. Ma Gianfranco non torva argomentazione migliore per spiegare la débâcle che puntare il dito contro il premier. Le polemiche e le divisioni, scrive Fini, "hanno creato sconcerto in quella parte di pubblica opinione che ci aveva seguito con attenzione e ovviamente fanno gioire i sostenitori del presidente Berlusconi, che già immaginano di allargare la fragile maggioranza di cui godono alla Camera. Ipotesi verosimile, vista l'aria che tira nel Palazzo e le tante armi seduttive di cui gode chi governa e dispone di un potere mediatico e finanziario che è prudente non avversare direttamente". "I GERARCHI DEL PDL" - Il progetto politico di Fini e Bocchino crolla come un castello di carte, ma il presidente della Camera fa credere di non aver perso le speranze e continua a puntare il dito contro "i gerarchi del Pdl". Proprio nelle difficoltà, prosegue il leader futurista, "sta il punto che ci deve indurre a perseverare senza eccessivi timori circa il futuro. La difficoltà di Fli e la ritrovata baldanza dei gerarchi del PdL sono infatti fenomeni tutti interni al ceto politico, sentimenti di chi teme per il proprio status di ministro o di parlamentare o di chi aspira a divenire sindaco, assessore o per lo meno consigliere comunale. Nella società il clima è diverso: c'è preoccupazione per la situazione economico-sociale, indignazione per il degrado in primo luogo morale che caratterizza lo scontro politico, sbigottimento per l'immagine negativa che le note vicende danno dell'Italia nel mondo, angoscia per il futuro dei più giovani". LE CONVINZIONI DI GIANFRANCO - Gianfranco non si rassegna alla prematura sconfitta, e per dimostrare di essere ancora politicamente vivo tira in ballo la manifestazione per la dignità della donna della scorsa domenica. "E' un'Italia tutt'altro che apatica e rassegnata (basta pensare all'incredibile partecipazione femminile alle manifestazioni di domenica) e resto profondamente convinto che in questa Italia, largamente maggioritaria nel Paese reale quanto minoritaria nell'attuale Parlamento, una voce importante possa averla quell'Italia moderata, che ha votato centrodestra, che non si rassegna a veder traditi o dimenticati i propri convincimenti e ideali". Per Fini la diaspora da Futuro e Libertà, insomma, non basta per dimostrare come i fatti indichino che il centrodestra non sia Fli stesso. FINI ASPETTA LE URNE - "Sappiamo che il nostro è un progetto ambizioso e quindi difficile", Gianfranco cerca così di rilanciare il suo partito. "Ma soprattutto sappiamo che va spiegato agli elettori più che agli eletti: ne consegue che è nella società che Futuro e Libertà dovrà sviluppare le sue iniziative, tessere la sua rete, organizzare i suoi consensi. E solo quando si apriranno le urne, accada tra poche settimane o tra due anni, sapremo se avremo vinto la nostra battaglia", conclude.

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