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Cavaliere forza nove: "Riformare la Consulta"

Berlusconi: "La Corte costituzionale cancella leggi giuste". Sulla sinistra: "E' un'armata Brancaleone, non mi fa paura"

Andrea Tempestini
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Il giorno successivo alla decisione del Consiglio dei ministri sulla festa del 17 marzo per celebrare l'Unità d'Italia, prende la parola il premier, Silvio Berlusconi, che spazza il campo dalle polemiche e dalle insinuazioni di Italo Bocchino. Per il presidente del Consiglio è giusta la decisione presa in CdM, da cui avevano preso le distanze i tre esponenti della Lega Nord: Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Roberto Maroni. "Credo di sì", ha spiegato Berlusconi, "credo che valga la pena di festeggiare", ha risposto ai cronisti lasciando Palazzo Grazioli. Successivamente il premier, in collegamento telefonico con Cosenza - dove al teatro Rendano è in corso un convegno del Pdl sulle riforme - ha parlato della sinistra e delle opposizioni, sempre più perse nei loro maldipancia: "Non abbiamo paura di quella armata Brancaleone, di quella santa alleanza" invocata da Nichi Vendola e a cui Casini ha risposto "picche". Poi l'affondo sulla Corte Costituzionale: "Va riformata, gli italiani vogliono una giustizia giusta". "RIFORMARE LA CONSULTA" - Berlusconi coglie l'occasione per rilanciare sulle riforme: "Stiamo lavorando per la piena attuazione del Piano per il Sud - ha spiegato - per le infrastrutture, e per tutte quelle riforme istituzionali, tra noi ampiamente condivise, a cominciare da quella della giustizia, indispensabile per il nostro Paese". Una delle ipotesi allo studio per la riforma della giustizia, ha detto il premier, è quella di imporre alla Corte costituzionale una maggioranza dei due terzi per "abrogare le leggi. Noi ripresenteremo tutte le riforme della giustizia, le approveremo con una seduta straordinaria e le manderemo in Parlamento dove si discuterà e si approverà a maggioranza in entrambe le Camere. Poi, se sarà necessario faremo un referendum. Credo che tutti gli italiani vorranno una giustizia giusta. Oggi sapete - ha aggiunto - che i giudici di sinistra a cui non piace una legge la impugnano davanti alla Consulta che la può abrogare. Voi sapete che c'era una legge giustissima che una persona assolta in primo grado non poteva essere richiamato in appello. Quella era una legge giustissima, votata dal parlamento con ampia maggioranza, non piaceva ai pm perché riduceva il loro potere e così la Corte costituzionale l'ha abrogata". Poi la conclusione: "Sono l'uomo più perseguitato dalla giustizia nella storia del mondo" e anche per questo è fondamentale uno "Stato che garantisce la giustizia dei cittadini" e che "difenda la privacy" perché "mi vogliono eliminare per via giudiziaria". "MAGGIORANZA COESA" - Il presidente del Consiglio, al convegno Noi Riformatori, a cui era presente anche il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha colto l'occasione per ribadire come "dal punto di vista dei numeri la nostra è una maggioranza solida e coesa. Stiamo lavorando con serenità, come dimostra il lavoro portato avanti anche nell'ultima riunione del Consiglio dei ministri, ed andiamo avanti. Con la dipartita di Fini e dei suoi non ha più chi si opponeva prima a tutte le riforme che andavano nella direzione del liberalismo e che andavano nella direzione della giustizia. Non si poteva - ha aggiunto - fare nessuna riforma che non fosse bene accetta dall'Associazione nazionale magistrati. Ora non abbiamo più questo no preventivo e siamo determinati a fare questa riforma indispensabile". SULLA LIBIA - Il Cavaliere in precedenza aveva parlato della crisi del Maghreb, e nel dettaglio dell'emergenza in Libia. "La situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno", ha sottolineato. Berlusoconi ha precisato come l'esecutivo sia in generale "preoccupato per tutto quello che sta succedendo nell'area". Infine, a chi gli ha chiesto se avesse sentito il colonnello libico, Muammar Gheddafi, ha risposto secco: "No, non lo ho sentito". "NON CREDO BEN ALI' SIA MORTO" - Berlusconi aveva anche dedicato una battuta all'indiscrezione sulla morte dell'ex dittatore tunisino Ben Ali, deposto dopo le proteste di piazza. "Si è saputo qualcosa?" ha chiesto il Cavaliere ai cronisti, che gli hanno risposto come secondo alcune fonti - le notizie non sono ancora state confermate - Ben Ali sarebbe morto. Pronta la replica del premier: "Non credo. Le notizie di ieri, da quella fonte lì, non mi sono state confermate da giù...".

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