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La Russa: "Non ci sarà missione di pace in Libia"

Emergenza a Tripoli, il ministro intervistato da Belpietro. "Possibili delle migrazioni bibliche. Infiltrazione estremismo islamico, forte rischio"

Andrea Tempestini
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L'emergenza in Libia prende una piega sempre più drammatica. I morti potrebbero essere 10mila. L'esodo dal Paese potrebbe raggiungere proporzioni bibliche. In più, come aveva ricordato mercoledì il premier Silvio Berlusconi, la Libia potrebbe essere terra fertile per la crescita dell'integralismo islamico. Questi i temi al centro del colloquio tra il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il direttore di Libero, Maurizio Belpietro. L'intervista è stata trasmessa ne La Telefonata di Mattino 5. Sono vere queste ipotesi sui possibili arrivi di profughi dalla Libia e da altri Paesi? Sono sicuramente verosimili. già in condizioni normali il punto di partenza dei barconi è la Libia. Il flusso si era sostanzialmente interrotto grazie all'accordo con il Paese e alla mancata partenza. In questa situzione, oltre al flusso normale, vi potrebbe essere un flusso straordinario. In Libia, solo di stranieri, ci sono 2,5 milioni di persone. Una parte di queste potrebbe tentare di raggiungere l'Euorpa: dobbiamo essere pronti a migrazioni bibliche. Ecco, è vero che la marina militare è stata attivata e sono schierate tre navi nel Mediterraneo per fronteggiare questa invasione? No, è vero il contrario. E' stata mia iniziativa, mobilitare alcune navi, ma per essere pronte a portare soccorso ai nostri connazionali e, ove occorresse, ad altri cittadini italiani che volessero lasciare la Libia. Poi nel Mediterraneo vi è la presenza di navi abituali. Ma il movimento particolare di navi è stato determinato solo dalla volontà di essere pronti ad una eventuale evacuazione. Si parla di mettere a disposizione dei siti militari per ospitare i profughi. E' vero? Al ministro degli Interni con cui sono in costante contatto ho fornito un elenco di luoghi dove si possa immaginare di accogliere le persone che arriveranno. Il villaggio vicino a Sigonnella, sarà destinato a coloro che sono richiedenti asilo. Ci svela i nomi dei siti? No, non è il caso, non dipende da me decidere dove siano. E' inutile dare notizie che potrebbero poi non essere confermate. Comunque sono tutte non lontanissime, come regioni, dal luogo dello sbarco. Sono nel centrosud. Il governo stanzierà dei fondi per quest'emergenza? Temo di sì, ma il dato importante che molti tendono a sottovalutare è che c'è una forte azione italiana tesa a coinvolgere come responsabilità e quindi come risposta l'Europa, che si appresta probabilmente a mettere anche sanzioni che io considero comprensibili e giustificate, però deve in quel caso avere anche la responsabilità di contribuire alla soluzione. Immaginare che vi possa essere un'esecrazione generale alla quale partecipiamo, un desiderio di tutti che cessi questa condizione di violenza, ma poi non avere dall'Europa un appoggio fote in termini di risorse, se non addirittura come noi ci augureremmo di condivisione e di accoglienza, quindi di suddivisione delle persone che arrivano, ci sembra veramente un atto di debolezza, non di forza, da parte dell'Euorpa.  Il presidente Usa ha detto che non ci si può fermare alle sanzioni, forse ha ipotizzato addirittura qualcosa di più. Si discute di una missione di pace? Non credo che sarà ipotizzata perché non credo che siamo nelle condizioni per cui le missioni di pace sono mai state attuate. Però se la situazione si evolvesse tutto si può modificare. Al momento non la abbiamo mai preso in considerazione. Secondo lei questo vento che percorre i Paesi del nordafrica, è di libertà o c'è il rischio che poi tutto precipiti in mano al fondamentalismo islamico? Vede, essere troppo tranchant nelle valutazioni è una caratteristica che è consentita ai giornalisti e un po' meno ai politici. Ma se devo non essere reticente, credo che ci sia una somma di motivazioni. Sicuramente un anelito a maggior diritti di libertà c'è, lo si vede dal fatto che ci sono molti giovani. E, non solo per la Libia, c'è anche la povertà. L'altro elemento che ci preoccupa naturalmente, è l'infiltrazione dell'estremismo islamico. Questo c'è sicuramente nella Cirenaica, nella parte orientale della Libia, che secondo noi è già a forte rischio di influenza islamica. Addirittura si parlava di proclamazione dell'Emirato Islamico della Cirenaica. Non perché siano solo loro a scendere in piazza, ma perché i Fratelli Musulmani sono sicuramente la componente più strutturata e in grado di prendere il sopravvento. Quindi c'è una somma di motivazioni, molte nobili, ma alcune pericolose. Noi abbiamo il dovere, poiché la Libia è a un trio di schioppo, di essere prudenti e di non lasciarci andare a valutazioni troppo semplicistiche.

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