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Paura dei faziosi: il fazioso Ferrara torna in tv

La sinistra anti-Cav contro l'Elefantino in Rai. Ma difendono Santoro e chi spara contro Berlusconi / BORGONOVO

domenico d'alessandro
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Per un attimo, abbiamo pensato che fossero passati in blocco dalla nostra parte. Quando abbiamo visto politici e quotidiani di sinistra profondersi in dichiarazioni contro la faziosità dei programmi Rai, quando abbiamo assistito alla loro repentina trasformazione in fautori del «pluralismo», abbiamo temuto che ci stessero dando ragione. E abbiamo pensato, con un brivido, che forse eravamo noi ad avere torto. Poi tutto si è chiarito. Quando il vicepresidente in quota Pd della Commissione di vigilanza Giorgio Merlo ha detto: «Verificheremo se sarà un comizio quotidiano o una rubrica di confronto pluralista ed imparziale», non stava parlando del monologo di Marco Travaglio ad Annozero. Il segretario    nazionale dell'Usigrai Carlo Verna guaiva: «Siamo alla propaganda scandalo con i soldi di tutti», ma non si riferiva ai processi mediatici di Michele Santoro ai danni di Berlusconi. Merlo, Verna, ma anche Pancho Pardi dell'IdV,  ce l'avevano  con Giuliano Ferrara. Il direttore del Foglio rimette piede a Viale Mazzini - per una striscia quotidiana d'approfondimento, in onda subito dopo il Tg1 delle venti - e gli amici progressisti marciano, indignati e tetragoni, contro di lui.  Massimo Giannini, il vicedirettore di Repubblica che da settimane vaneggia sul complotto mediatico-berlusconiano (la diabolica «Struttura Delta»), va in sollucchero, sembra un ufologo  che abbia trovato  tracce di un disco volante nel giardino di casa.  Secondo lui Ferrara sarà «l'Editorialista Unico in servizio permanente effettivo». Il Fatto  sentenzia: «Ferrara occupa il servizio pubblico». Per l'Unità Rai1 diventa «Tele Arcore». Il manifesto denuncia il «bunker Rai». Europa, quotidiano semiclandestino del Pd, dice che Giulianone, dopo Radio Londra, farà Radio Mosca al soldo di Silvio.  Eppure tutte queste illustri testate da anni piangono fiumi di lacrime sulla sorte di  Santoro, difendono a colpi di «libertà d'informazione» i predicozzi senza contraddittorio che  Travaglio scandisce dal pulpito di Rai2 ogni giovedì. Sono le stessi che considerano «filoberlusconiano» qualsiasi programma non si orienti con decisione contro il premier. Hanno trasformato in martiri Roberto Saviano, Fabio Fazio, Milena Gabanelli,   Serena Dandini persino la più felpata Lucia Annunziata. Ora invocano «pluralismo» e «imparzialità», ma si spellavano le mani per le tirate di Saviano sulle «intelocuzioni» tra Lega Nord e  mafia. Alcune di loro sono scese in piazza al fianco di Santoro per la manifestazione «anti bavaglio» Rai per una notte.     Il programma di Giuliano Ferrara sarà fazioso? Il diretto interessato assicura di no. Noi, un po', speriamo di sì. Ferrara, a partire dagli anni 80, ha costruito la sua fortuna televisiva su programmi faziosi e cosiddetti “trash” (Linea Rovente, Radio Londra, L'Istruttoria eccetera). Il pubblico li amava e li seguiva regalando grandi ascolti, proprio come segue oggi Annozero o Vieni via con me. Questo perché, anche nell'informazione, il piccolo schermo ha bisogno di spettacolo, di passioni forti, di un pizzico di teatralità.  Intendiamoci: noi siamo i primi critici di Santoro e compagnia zufolante. Però riconosciamo loro un diritto: quello alla faziosità. In nome di questo diritto, pochi giorni fa, abbiamo tirato le orecchie al centrodestra, ossessionato dal «contraddittorio» a tutti i costi, che si lamentava della performance di parte dei comici Luca e Paolo a Sanremo.  In una tivù libera, è giusto che qualcuno esprima la sua versione dei fatti  in maniera forte, connotata, anche molto dura. Altrimenti ci ritroveremmo imbottiti di noiosissime tribune politiche dove gli esponenti di partito concionano per ore a discapito di ascolti e  qualità. Quando poi le arene come quella di Santoro si riempiono di sangue e di bugie, diventando killeraggio puro, tocca ai giornali d'opposizione e alle altre trasmissioni fare pelo e contropelo. A fazioso, fazioso e mezzo. Di talk show misurati ce ne sono, in Rai. Se arrivasse un programma con la lancia in resta e il gusto per il duello, tanto di guadagnato per la vivacità del dibattito e per gli spettatori paganti (il canone). Sarà poi compito dei quotidiani progressisti tentare di dimostrare se Ferrara ha esagerato e quando. Esattamente come noi sbugiardiamo  le bufale di Santoro. Dunque esultiamo: evviva Ferrara. Doppio evviva se sarà fazioso. E bentornato: nel circo Rai si sentiva la mancanza di un Elefantino.

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