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"Ha armi chimiche". Gheddafi, sinistra come con Bush

'Repubblica' usa contro il Raìs gli stessi argomenti sfruttati per l'intervento in Iraq / BORGONOVO

Andrea Tempestini
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Il dittatore è pericoloso,  fa strame della democrazia e dei diritti umani, scava fosse comuni,  mette a rischio l'incolumità del nostro Paese. Il dittatore, un infido rais,  è come Hitler,  spara sulla folla. Ed è così terribile e crudele che possiede  armi chimiche, se non addirittura ordigni di distruzione di massa. Ergo, questo orrendo tiranno va assolutamente eliminato. Di chi stiamo parlando? Sentiti i toni grondanti brivido e raccapriccio, si direbbe che il soggetto sia Saddam Hussein e che le accuse nei suoi confronti provengano da qualche assatanato neocon americano con l'elmetto in testa e la baionetta sul fucile. Invece no. L'interessato è Muammar Gheddafi e chi sul suo conto ne scrive di ogni sono i giornali progressisti, Repubblica in testa. Che il beduino di Tripoli sia personaggio tra i meno raccomandabili è fuori discussione. Però sfogliando i quotidiani delle ultime settimane sovviene una riflessione. A sinistra utilizzano contro di lui le stesse argomentazioni che la destra mondiale - in testa i fedelissimi statunitensi di George W. Bush - sfruttavano per giustificare l'intervento militare in Iraq e l'abbattimento di Saddam. Ai tempi del demonio Bush, Repubblica si faceva beffe della cosiddetta «propaganda» filoamericana. Diceva che mancava la «pistola fumante», che le armi chimiche erano una frottola colossale e quindi la mobilitazione dei marines in Medio Oriente era un'invasione a tutti gli effetti, più che deprecabile. Adesso invece Daniele Mastrogiacomo scrive allarmato sul quotidiano di Ezio Mauro che Gheddafi potrebbe compiere qualche «gesto estremo», ad esempio «a tirare fuori le armi chimiche e usarle durante i bombardamenti». Esattamente come nel caso di Saddam, ci sono forti dubbi che gli ordigni letali siano davvero in possesso del rais. Tant'è che Mastrogiacomo ne accenna in fondo al suo articolo: «L'Aiea è convinta che in Libia non ci siano più armi di distruzione di massa». Però, avverte, l'agenzia internazionale di controllo «non sa nulla dei precursori chimici». Come mai, ci chiediamo, l'incertezza sulle armi chimiche era sbandierata giornalmente nel caso dell'offensiva contro Saddam ma diventa un ottimo pretesto per intervenire contro Gheddafi? Non crediamo che a Repubblica importi molto dell'esportazione della democrazia o del rischio effettivo per l'Italia. Saddam era buono perché nemico di Bush e dei perfidi americani. Gheddafi invece era “amico” di Berlusconi, dunque bombardarlo diventa un dovere, in attesa di dare l'assalto alla villa di Arcore. di Francesco Borgonovo

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