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Nuovi avvocati, nuova strategia: Winston ritratta

Il filippino dell'Olgiata potrebbe rimangiarsi la confessione. I neoassunti difensori vogliono contestare prova del Dna

Federica Lazzarini
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Il filippino Winston Reves cambia avvocati e strategia: non è stato lui ad uccidere la contessa Alberica Filo Della Torre. Ma in ballo non c'è solo la ritrattazione della confessione, i nuovi difensori, gli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, stanno valutando se esistono elementi per sostenere che la 'prova regina' del dna, quella traccia ematica individuata sul lenzuolo usato per strangolare la nobildonna e riconducibile a Reves, non sia così genuina come hanno detto gli esperti del Ris. NUOVA STRATEGIA DIFENSIVA - I nuovi avvocati hanno incontrato oggi Reves in carcere e concordato una prima strategia difensiva. Nessuna dichiarazione dei penalisti al termine del colloquio: "Non abbiamo nulla da dire per il momento", ha sostenuto Walter Biscotti. Nel frattempo le indagini proseguono e si sta completando il giro di audizioni di coloro che erano presenti in villa la mattina del delitto. Al di là di quelle che saranno le prossime mosse della difesa, i carabinieri del nucleo investigativo, dopo l'audizione di Rowena, la seconda moglie del filippino, sembrano piuttosto ottimisti. Non c'è solo il dna a incastrare Reves, ma la donna avrebbe confermato la confidenza fattale dal marito tanto tempo fa sull'omicidio della contessa. E pare che Rowena abbia confermato anche la circostanza che il nome Alberica fu dato alla prima figlia, su desiderio espresso del marito, "per ricordare una persona buona quale era la contessa". PROVE INQUINATE: C'ENTRA ANCHE COGNE - Ritrattazione a parte, la difesa di Winston potrebbe tentare la carta della contaminazione o della alterazione della macchia di sangue sul lenzuolo. Analoga riflessione era già stata fatta dal difensore di Roberto Iacono, indagato per anni e destinato all'archiviazione, quando, con l'avvio dei nuovi accertamenti di laboratorio nel 2007, fece mettere a verbale che nella stessa busta erano stati conservati alcuni reperti sequestrati sulla scena del delitto con gli indumenti personali del suo assistito e del filippino. Una confusione tra reperti già emersa, peraltro, alcune settimane fa quando nello scatolone contenente oggetti legati al delitto dell'Olgiata, così come denunciato dall'avvocato di Mattei, furono trovate formazioni pilifere riconducibili al piccolo Samuele Lorenzi, ucciso a Cogne nel 2002.

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