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Siria, venerdì della collera: 25 vittime

Fuoco sui dimostranti che protestano contro il regime di al-Assad. Gli scontri a Daraa. Manifestazioni in altre città

Rosa Sirico
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In Siria, nella  nuova edizione del 'venerdì della collera' sale a venticinque il numero di morti tra i manifestanti scesi in piazza contro il regime di Bashar al-Assad. Secondo la tv di Sato, invece,  diciannove di loro sarebbero poliziotti. Le manifestazioni hanno attraversato tutte le città della Siria. A Daraa, i contestatori sono stati uccisi dalle forze di sicurezza nella città che è l' epicentro delle proteste. Da tre settimane, i ribelli siriani organizzano manifestazioni di piazza ogni venerdì. L'obiettivo è quello di ottenere nuove riforme in senso democratico per uno dei Paesi più autoritari del Medioriente. Da qui, rivolte che hanno scosso il regime del presidente Bashar Assad, la cui famiglia è al potere da quasi 40 anni. In quest'ultimo venerdì, il bilancio è di 25 vittime. Inizialmente, si parlava di dieci morti, poi il numero delle vittime è salito a venticinque.  Secondo la tv di Stato, invece, i manifestanti sarebbero stati uccisi per mano di uomini armati infiltrati nel corteo dei manifestanti. Nella città meridionale, in base al racconto di alcuni testimoni, la folla inferocita ha dato fuoco ad una sede del partito Baath e ha distrutto la statua di Basil al-Assad, fratello scomparso dell'attuale presidente.  GLI SCONTRI - I disordini a Daraa sono scoppiati dopo la preghiera del venerdì, quando migliaia di persone hanno marciato verso il Palazzo di giustizia. Secondo gli attivisti, le forze di sicurezza hanno sparato dei lacrimogeni, a cui la folla ha risposto con un lancio di pietre. La situazione è degenarata quando gli agenti, vestiti in borghese, hanno aperto il fuoco, dapprima con proiettili di gomma quindi con proiettili veri.   Ben diversa la versione della tv di stato, che ha parlato di "sabotatori e cospiratori che hanno sparato contro i residenti e le forze di sicurezza". La tv ha poi mostrato immagini di diversi uomini mascherati che sparavano contro la folla. "E' la prova - ha commentato il conduttore - che vi sono soggetti che vogliono creare l'inferno in Siria". L'emittente ha parlato di due vittime, un ufficiale e un conducente di ambulanza mentre, l'agenzia Sana ha riferito di dozzine di civili e agenti feriti.   LE PROTESTE - Scontri tra la polizia e i dimostrannti sono avvenuti anche in altre città del Paese. A Damasco le truppe governative hanno picchiato con bastoni un gruppo di sunniti che uscivano da una moschea. "E' difficile capire chi fossero perche le forze di sicurezza non indossano uniformi", ha spiegato un testimone, un occidentale che vive vicino alla moschea Rifai, nel distretto di Kfar Souseh. Fermenti anche anche nel nord della Siria, nelle zone a maggioranza curda di Hassake e Qamishli. Un attivista locale, Radif Mustafa, ha riferito che "più di duemila persone, curdi, arabi e cristiani, hanno manifestato in Qamishli dopo la preghiera del venerdì" al grido di "no curdi, no arabi, il popolo siriano è uno". Manifestazioni anche a Hassake, Ammuda, Derek e Deirbassiye, dove centinaia di curdi sono scesi nelle strade chiedendo il rilascio dei prigionieri e l'abolizione dello Stato d'emergenza. A Douma, invece, 15 chilometri a nord di Damasco, e dove venerdì scorso sono rimasti uccisi otto manifestanti, gli attivisti hanno denunciato che tutte le comunicazioni telefoniche sono state interrotte.

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