Libia, la Lega tira dritto: "Silvio, scelta sbagliata"
MARONI INSISTE: "SULLE BOMBE ITALIANE VOTI PARLAMENTO" Il Carroccio all'attacco dopo la 'distensione' di Reguzzoni: "Siamo col governo". Ma il ministro: "Nostra linea non cambia". E' quella (critica) di Bossi a 'La Padania'. Frattini: "Senza raid è una strage"
"Noi siamo nel governo e nella maggioranza". "La decisione di Berlusconi è stata sbagliata inopinata e incomprensibile, dalla Lega nessun dietrofront". Parole rispettivamente di Marco Reguzzoni e Roberto Maroni. Quando si parla di Libia, c'è confusione sotto il cielo del Carroccio. Prima il capogruppo alla Camera Reguzzoni allontana ogni tentazione di crisi di governo, poi il ministro degli Interni Maroni riaccende la polemica: "La linea sulla Libia è e rimane quella dettata da Umberto Bossi sulla Padania, il resto sono variazioni sul tema". Bossi che, in mattinata sull'organo ufficiale della Lega, aveva gettato scompiglio nella maggioranza: "Siamo diventati una colonia francese". E via alle polemiche, con l'opposizione che già si sfregava le mani in vista della caduta del Cavaliere. Sono solo "speculazioni di tipo politico", aveva respinto le nubi Reguzzoni, prima del tornado Maroni. Che rincara: "Mi sembra inevitabile che ci sia un passaggio parlamentare su una cosa così rilevante. Lo chiede l'opposizione, noi non siamo contrari". Voto in Parlamento, dunque. Si preannunciano giorni bollenti. FRATTINI: "NON LASCIAMO UCCIDERE CIVILI" - Anche perché la situazione in Libia è ancora drammatica. "O colpiamo con azioni mirate o lasciamo uccidere" migliaia di civili, ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini. La decisione presa lunedì dall'Italia si situa nell'ambito della risoluzione 1973 dell'Onu che autorizza l'adozione "di tutte le misure necessarie" ed "esclude espressamente" solo l'intervento di terra. Il quadro, d'altronde, è drammatico: gli insorti libici stimano in 10mila morti il bilancio delle vittime dei massacri compiuti dal Colonnello e dalle sue milizie. Un numero, ha ammesso il ministro in audizione presso le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, "non molto lontano dalla realtà". LA RUSSA: "OTTO AEREI PER BOMBARDARE" - Riferendo alla Camera, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha sottolineato come i velivoli italiani messi a disposizione della Nato per le operazioni militari in Libia "saranno sempre dodici, come adesso, ma otto di questi potranno bombardare o lanciare i missili di cui sono dotati. A giorni - ha proseguito La Russa - l'Italia invierà in Libia dieci istruttori militari da inserire nella costituenda struttura di comando del Cnt di Bengasi, insieme a un pari numero di istruttori inglesi e francesi". BOSSI ALL'ATTACCO - Il dramma dei massacri di civili non aveva però intenerito la posizione di Umberto Bossi. Una chiave di lettura la fornisce la Padania di mercoledì 27 aprile, che apre con l'eloquente titolo Berlusconi si inginocchia a Parigi. Il malumore del Carroccio è per le decisioni di politica estera prese dal governo Berlusconi: dalla Libia al caso Lactalis-Parmalat, all'appoggio transalpino a Mario Draghi per la presidenza della Bce. Sul vertice d Roma tra premier e Sarkozy, il Senatùr ha parla di un Berlusconi "del tutto supino di fronte alle richieste del presidente francese" Sarkozy. La decisione di bombardare Tripoli, scelta definita sia dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sia da Berlusconi "una logica conseguenza", non è andata giù a Bossi che dopo aver dichiarato che "le guerre non si fanno", aggiunge: "Berlusconi pensava che dicendo sì a tutto potesse acquisire nuovo peso internazionale, ma è il contrario. Non è bombardando poveracci in Libia che si conta di più. Parole pesanti, tanto che il ministro della Difesa, Ignazio La Russa - intervistato dal direttore di Libero, Maurizio Belpietro - ha dichiarato: "Spero e credo non si arrivi a una crisi". La Padania, inoltre, dà notizia di una telefonata di Bossi a Giorgio Napolitano, avvenuta martedì. Nel colloquio il Senatùr avrebbe sottolineato che "il Consiglio dei ministri non ha mai detto 'sì' ai bombardamenti". Ma Bossi è stato duro anche su Lactalis e immigrazione, su cui Berlusconi avrebbe fatto fare ai ministri Tremonti e Maroni "la figura dei cioccolatai", travolgendo "il loro ottimo lavoro". In cambio dalla Francia il Cavaliere avrebbe ottenuto l'appoggio per la candidatura di Draghi alla Bce, "un contentino inaccettabile".