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Il calcio chiede giustizia? Stop ai campionati

Lega e Figc pretendono sentenze rapide. Si rischia un nuovo pasticcio / LORENZINI

Giulio Bucchi
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Riderci sopra o piangere? A scoppio ritardato, le istituzioni del calcio italiano hanno scelto le lacrime per affrontare Scommessopoli. Dunque, la Lega Pro ieri si è costituita parte offesa, la Serie Bwin idem, e stessa cosa farà la Lega di Serie A (scommettiamo?) se risulterà che i sospetti sui match truccati anche nella massima categoria sono qualcosa di più. Che belle, le lacrime di coccodrillo. Mesi di segnalazioni dei Monopoli di Stato ignorate (40 partite), anche in Austria (vedi l'informativa del bookmaker Sky-Sport365) era arrivata la puzza di marcio, pure noi sapevamo (scommesso, vinto e dimostrato su queste pagine) che qualcosa non andava. Solo adesso la Lega Pro ha dato incarico a una società che cura scommesse di effettuare lo screening di tutte le partite della stagione 2010/11 e consegnare il dossier alla Procura competente. Mentre la Figc chiede le carte a Cremona per accelerare sia il versante sportivo dell'inchiesta sia i possibili provvedimenti. tutto per casoMa perché tutta questa fretta, quando per un anno intero si è dormito? Perché le puntuali segnalazioni di Aams sono cadute nel vuoto? Troppo facile trincerarsi dietro il fatto che la Federcalcio non possa disporre dei mezzi della giustizia ordinaria, né di intercettazioni telefoniche, né di controlli bancari, né di sequestri e possa interrogare solo i suoi tesserati. Le anomalie riguardavano in prima persona calciatori, non ferrovieri: perché nessuno si è mosso? Sottolineiamo: il caos è scoppiato solo per l'incidente d'auto che ha coinvolto Gervasoni, giocatore della Cremonese drogato dal proprio portiere Paoloni. Dalla giustizia ordinaria poi si è tracimati in quella sportiva, che altrimenti non avrebbe fatto nulla. Adesso invece c'è grande agitazione per ripulire tutto con estrema severità. Tuttavia, Calciopoli non ha insegnato nulla. Che il popolo inneggi alla caccia alle streghe è comprensibile: è la gente che segue il calcio, che spende, che ne esce infinocchiata. Ma fino a una settimana fa, era ormai assodato a tutti i livelli - mediatici, politici, istituzionali - che la gestione dello scandalo 2006 sia stata affrettata, confusa e condotta sull'onda del giustizialismo. Oggi, guarda caso, dalle stanze dei bottoni esce lo stesso diktat: pulizia, alla svelta. Bravi: e magari, fra cinque anni (come accade oggi per la radiazione di Moggi) il caso sarà ancora aperto. Entro fine settimana vogliamo le carte, chiede la Figc al pm Roberto Di Martino. Il quale collaborerà, inviando i fascicoli a Roma. Peccato che da mercoledì scorso, giorno dello scoppio del bubbone, il procuratore federale Stefano Palazzi non si sia mai fatto vedere a Cremona. Neppure per dare un segnale a quell'opinione pubblica che, è vero, continuerà sempre a seguire il calcio, ma giorno dopo giorno è sempre un po' più schifata. «La procura federale ha insabbiato? Mi auguro non sia vero - dice il ministro Frattini -, gli organi sportivi devono andare a fondo e senza fare sconti». «Non penso e non voglio crederci» aggiunge il numero uno del Coni, Petrucci. Sospetti che alimentano sospetti. E allora sarebbe davvero il caso di fermare tutto, come propone uno sconsolato Picchio de Sisti: «Quel Paoloni che droga i compagni mi ha fatto inorridire, bandito. In passato ci sono stati altri casi limite, ma chi l'ha detto che lo spettacolo deve comunque continuare? Ciclicamente accadono questi fatti, nessuno se ne accorge mai in tempo. Forse in troppi dormivano in piedi». via dalla borsaBersaglio colpito. Una partita accomodata può anche non essere notata, capita da sempre, dalla terza categoria fino alla serie A. Esiste pure una regola non scritta: per taroccare una sfida si compra il portiere, il difensore centrale e l'attaccante più forte, al massimo anche il capitano (giochetto: andate a vedere i nomi di chi è coinvolto nell'ultimo scandalo e guardate in che ruolo giocano). Bene, un singolo “biscotto” può sfuggire, non un'intera rete di match falsati. Ne consegue che: o chi sorveglia la regolarità dei tornei non ha visto, e allora è un incapace e va rimosso; oppure ha chiuso un occhio e, peggio, c'è dentro fino al collo. E allora chiudere tutto, uscire dalle quotazioni in Borsa, sarebbe così assurdo? Fin qui considerazioni nostre, che purtroppo trovano sponda nelle pesanti affermazioni di Di Martino: «Ho la sensazione, che senza riscontri non è una prova, che ci siano grossi problemi in A, che ci siano gare truccate, che le combine non siano fra i giocatori ma fra le società». Serve altro? di Tommaso Lorenzini

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