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A Venezia niente d'eccezzziunale Abatantuono fa ridere ma esagera

Presentato "Cose dell'altro mondo". Il film sui veneti anti-immigrati strappa risate ma Diego è tutto uno steretipo leghista

Costanza Signorelli
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Il cinema italiano è così maturo che per insultare i politici di centrodestra e la gente veneta ha bisogno dell'aiuto dall'estero. Deve ricopiare Un giorno senza messicani del bravo Sergio Arau, in cui si immagina che un bel dì gli immigrati latinos in California svaniscano nel nulla, così che tutti gli americani purosangue possano comprendere quanto necessari essi siano alla loro sopravvivenza: senza i signori col sombrero non ci sarebbe nessuno disposto a svolgere una lunga serie di lavori umili e faticosi. Cose dell'altro mondo di Francesco Patierno, proiettato ieri a Venezia e da oggi nei cinema, è la  stessa cosa, con la differenza che è ambientato in Veneto. Ah, non solo abbiamo bisogno di replicare le trovate altrui, ma le paghiamo anche profumatamente, tanto per dimostrare che non è necessario accendere il cervello per farsi foraggiare dal ministero dei Beni culturali. La pellicola in questione si piglia la bellezza di un milione e 300 mila euro. Prima della proiezione, tanto per scaldare gli animi, gli organizzatori della kermesse lagunare hanno pensato bene di mettere in scena un cortometraggio sulle rivolte dei neri a Rosario, dove ovviamente gli italiani ne escono piuttosto male. Poi inizia il film e appare sullo schermo Diego Abatantuono. Impersona Mariso Golfetto, imprenditore e predicatore televisivo su La9, emittente veneta. Imita, anzi, reinventa poiché è bravo, Piergianni Prosperini, consigliere milanese tra i creatori della Nordestra e celebre per le intemerate in video contro gli stranieri (camel, barcheta e te turnet a ca') oltre che per i guai con la giustizia. L'ex terruncello fa un po' il verso anche a Giancarlo Gentilini, già sindaco  sceriffo di Treviso. Il suo Golfetto ha un ufficio pieno di katane giapponesi, disprezza pubblicamente "negri, zingari e albanesi», si augura che uno tsunami li porti via (sarà accontentato). Poi però frequenta le prostitute nigeriane - promettendo di procurare loro il permesso di soggiorno - tocca il culo alle truccatrici della tivù e fa il machista, mentre la moglie vessa i domestici latinoamericani perché usano troppo detersivo e lavano male le camicie. Quando gli immigrati spariscono, i coniugi Golfetto si trovano a fare i conti con pavimenti sporchi che non hanno voglia di lavare, Mariso entra in crisi perché nessuno gli prepara il succo di mango. Quando poi arriva in fabbrica, è il disastro. Tutti spariti, di italiani da mettere sotto non se ne trovano. Il telegiornale fa tanto di elenco delle aziende in difficoltà: "Geox, Dal Negro, Pinarello, De Longhi, Doria". Non va meglio agli altri abitanti. Le strade si riempiono di spazzatura, che nessuno straniero impiegato alla nettezza porta via. Si vedono onesti professionisti incazzati con i genitori vecchi e malati perché sono costretti a prendersi cura di loro, compito prima affidato alle badanti. Le quali però sono svanite. Anche Valerio Mastandrea (nel film è il poliziotto Ariele Verderame) ha guai con la mamma anziana. Non solo: con l'aria da trentenne in crisi nonostante la calvizie incipiente, l'attore romano veste i panni di un debosciato di mezza età, innamorato di una maestra molto sensuale e de sinistra, che si è fidanzata con Nadim, bel ragazzo nero. Insomma: l'immagine dell'italiano incapace di prendersi le sue responsabilità, mentre l'immigrato non solo frequenta la sua ex ragazza e l'ha messa incinta, ma lavora sodo perché intende sposarla. Gli attori sono bravi e simpatici, Cose dell'altro mondo sarebbe anche divertente (in sala il pubblico ridacchia, specie grazie alle uscite di Abatantuono), se non fosse infarcito dei peggiori stereotipi e dunque offensivo e abbastanza irritante. C'è il sempre notevole Vitaliano Trevisan che dà corpo a un tassista con forte accento vicentino, imbestialito con i criminali stranieri. Racconta che con i suoi colleghi ha organizzato delle ronde, e fa la figura del fanatico. I veneti ne escono da imbelli, da popolazione impregnata di un razzismo diffuso, dal bar fino alla scuola, dove i bimbi non vogliono dare un coniglietto alla compagna nera perché "loro se lo mangiano". Appaiono incapaci di badare alle proprie case e aziende senza gli immigrati. Tanto da essere costretti a rimpiangerli. Chiamano persino un mago che con uno strano rituale in gondola cerca di scacciare il maleficio. Abatantuono parte per Nairobi per procacciare nuove braccia. Mastandrea si scopre capace di fare il padre per il nascituro della sua ex. Finale zuppo di buoni sentimenti zuccherosi. di Francesco Borgonovo

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