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Marina e Pier dicevano: Resisti Ma l'affetto non basta al Cav

Nell'incontro di lunedì ad Arcore tra politica e aziende erano tutti d'accordo: Silvio non lasciare. Non è andata così

Lucia Esposito
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Un pranzo in famiglia. Il solito del lunedì per fare il punto sulle aziende di famiglia, ha minimizzato il premier. Ma il pranzo della vigilia al crac sul Rendiconto alla Camera, a Villa San Martino, aveva un sapore completamente diverso. C'erano Marina e Piersilvio che avevano dato al papà la carica necessaria per andare avanti: ma non è andata così, e il Cav ha annunciato le dimissioni dopo il varo della legge di stabilità. Il pranzo - La primogenita l'aveva già detto nei giorni scorsi che lasciare adesso vuol dire darla vinta al partito degli irresponsabili. E l'amico di sempre, Fedele, che non ha dubbi: Silvio non è un gambero e solo i gamberi fanno i passi indietro. Le circostanze politiche, però, hanno imposto a Silvio altre strade (per la gioia del partito degli irresponsabili che già trama inciuci). A tavola, ad Arcore, c'era anche Eleonora che non ha ancora un ruolo chiave nel gruppo e poi l'amministratore delegato di Fininvest Pasquale Cannatelli e l'avvocato Niccolò Ghedini. Si era parlato di politica ma anche del futuro delle aziende: a partire dal maxirisarcimento Cir da 560 milioni che preoccupa non poco il premier. La Mondadori, ma anche Fininvest e Mediaset. Inevitabile considerare le ripercussioni che le scelte politiche potrebbero avere sulle aziende di famiglie.  La palla al Parlamento - C'erano anche due politici, Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa e Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del Programma. I suoi affetti gli dicevano di andare avanti nonostante tutto, sfidando malpacisti, traditori e quant'altro. Dovrà essere il Parlamento a dire no alle richieste della Ue, non può essere lui ad accettare di fare un passo indietro, gli dicevano. Lui, Silvio, il passo indietro l'ha fatto: ora vedremo che cosa risponderà il Parlamento alle richieste di Bruxelles.

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