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Scandalo di Victoria's Secret Per gli slip sfruttano i bimbi

Il segreto del successo della casa di intimo non sono gli angeli sexy ma i bambini africani usati per produrre l'intimo di lusso

Costanza Signorelli
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Sexy è sexy, e su questo non ci piove. L'intimo di Victoria's Secret è diventato, negli anni, popolare quasi quanto le sue esplosive modelle grazie ad una formula che abbina i famosi ‘angeli' - così vengono chiamate le top nel giro, perché durante l'annuale sfilata-evento del marchio, percorrono la passerella vestite di  succinti completi in pizzo e merletto ed enormi ali piumate-  consegnati alla gloria dal brand (dalla scuderia del marchio sono emerse Gisele Bundchen, Adriana Lima, Alessandra Ambrosio, Heidi Klum, Tyra Banks, Laetitia Casta e  Marisa Miller), ad  un'infinità di push up, micro tanga, culottes e pigiamini provocanti. Ma dietro al glamour patinato e al successo planetario  della firma statunitense, cosa si nasconde? C'è chi grida lavoro minorile. Il segreto di Victoria. L'agenzia Bloomberg, dopo un'inchiesta durata 6 settimane, ha svelato, il segreto oscuro di Victoria's Secret.  Sarebbero dei bambini a raccogliere il cotone proveniente dal Burkina Faso  e utilizzato dal marchio per la produzione di alcuni dei suoi capi.   Il servizio di Bloomberg infatti descrive la vita di una ragazza africana di appena 13 anni costretta a lavorare in un campo di cotone. Altro che  scuola, la giornata dei giovani impiegati nei campi del Burkina Faso –che sarebbero centinaia, se non addirittura migliaia -  è scandita da lunghe ore di lavoro, spesso a titolo gratuito,  e  percosse in quantità.  Fattorie equo solidali . Quella dello sfruttamento minorile in Africa, è una realtà tristemente nota al mondo, ma resa ancora più amara, se possibile,  dalla scoperta, da parte dell'agenzia,  che l'azienda agricola coinvolta nello scandalo appartiene al circuito di fattorie certificate come biologiche ed equo solidali. Le pratiche di sfruttamento minorile e di violenza descritte da Clarisse Kembire, la tredicenne intervistata da Bloomberg, in nessun modo appartengono alla politica del fair trade, che dovrebbe insistere invece sulla lotta allo sfruttamento e alla povertà dei paesi in via di sviluppo e garantire quindi un trattamento sociale dignitoso oltre che condizioni economiche eque da parte delle aziende certificate. Dopo l'inchiesta di Bloomberg Limited Brands, il gruppo di cui fa parte Victoria's Secret, ha promesso di indagare sulla faccenda lavorando  “con i principali interlocutori interni ed esterni per indagare a fondo sulla faccenda. A seconda dei risultati, siamo pronti ad agire rapidamente per evitare lo sfruttamento illegale del lavoro minorile nei campi del Burkina Faso certificati come equo solidali dove ci riforniamo di cotone”, recita un comunicato stampa emesso dal marchio, che aggiunge: "Se questa accusa è vera, descrive un comportamento che è contrario ai valori della nostra azienda e il codice del lavoro e degli standard qualitativi che tutti i nostri fornitori devono raggiungere, standard che vietano espressamente il lavoro minorile”, e che stridono drammaticamente con il glamour ostentato da uno dei best sellers in fatto di lingerie di lusso . di Donatella Perrone

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