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Allarme, fuga di cervelli: all'estero il 7% dei ricercatori

Dati Istat : dottori in ricerca pronti alla mobilità pur di trovare lavoro. Non solo verso l'estero, ma anche dal sud al nord Italia

Giulio Bucchi
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I dottori di ricerca sono pronti alla mobilità, non solo sul territorio nazionale, ma anche all'estero pur di trovare una collocazione nel mondo del lavoro. La conferma arriva dall'Istat che "tra dicembre 2009 e febbraio 2010 ha realizzato la prima indagine totale sui dottori di ricerca che avevano conseguito il titolo nel 2004 e nel 2006 al fine di analizzarne la condizione occupazionale a circa cinque e tre anni di distanza". Dallo studio emerge che "l'universo è costituito da 15.568 dottori di ricerca: 8.443 del 2004 e 10.125 del 2006". Da Nord a Sud - A muoversi di più, soprattutto al di fuori dei confini nazionali, sono i dottori che provengonono dal Nord che hanno trascorso periodi all'estero durante il percorso di studi o che nel proprio lavoro svolgono attività di ricerca in modo prevalente. "Una maggiore attitudine allo spostamento si riscontra tra quanti hanno conseguito il dottorato a un'età inferiore ai 32 anni e tra coloro che provengono da famiglie in cui almeno uno dei due genitori ha conseguito un titolo universitario - continua l'Istat -. L'attitudine alla mobilità è evidente soprattutto per i dottori di ricerca dell'area delle Scienze fisiche, delle Scienze matematiche e informatiche e dell'Ingegneria industriale e dell'informazione". Per quanto riguarda coloro che si sono spostati verso altre ripartizioni emerge una "predominante origine (residenza prima dell'iscrizione all'università) meridionale (71%) che rimanda, però, a decisioni, in molti casi, prese prima dell'iscrizione al corso di dottorato. Oltre il 56% del collettivo presente nel Centro-Nord proveniente dal Meridione ha fatto scelte di mobilità precedentemente al dottorato (trasferendo la residenza nel Centro-Nord e/o conseguendo la laurea in una sede universitaria ubicata nell'area centro-settentrionale del Paese)", aggiunge l'Istat. "In definitiva, la mobilità interna rimanda spesso alle dinamiche proprie del primo periodo universitario (iscrizione al corso di laurea), caratterizzato da consistenti spostamenti dal Meridione verso il Centro-Nord non necessariamente formalizzati con cambi di residenza. D'altronde, i percorsi di mobilità per studio (prima e dopo il conseguimento della laurea) rimandano sia a quella che è l'offerta formativa territoriale, sia a quelle che sono le possibilità occupazionali offerte dai diversi contesti territoriali", conclude l'Istat.

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