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Tutte le risposte che il Professore non ci ha dato

Quasi tre ore di conferenza stampa per dire poco e nulla: non ci ha mai spiegato di che morte moriremo, ma chiede uno "sforzo mentale"

Andrea Tempestini
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Ci ha chiesto «uno sforzo mentale per capire le esigenze di una trasformazione». Se ieri, durante la conferenza stampa di fine anno a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio Mario Monti ci avesse almeno detto di che morte dobbiamo morire, indicando i bersagli che intende colpire, avremmo avuto qualche elemento di giudizio in più. Invece, è riuscito a parlare per tre ore senza dire un bel niente, come un politico di professione. Impossibilitati, pertanto, a stendere una sintesi del discorso, ne proponiamo qualche breve stralcio sui temi di maggiore attualità. Non ci si attendeva che il capo del governo tecnico entrasse nei dettagli tecnici. Ma non ci si poteva nemmeno immaginare il vuoto totale di contenuti. Così si mostra inaffidabile. Eppure ha il coraggio di spronarci ad «avere ottimismo». Salvo poi tassarlo come bene di lusso, commenta Microsatira su Twitter. Quanto pagheremo di Imu? «Me lo chieda nel 2012» Sapevamo già che «la riforma del catasto è avviata». Ora Supermario, dopo averci messo abbondantemente le mani nelle tasche con la sua prima manovra, ammette che «certo richiede qualche tempo, ma consentirà di conoscere la realtà e di porre fine ad abusi benché involontari e introdurre una maggiore aderenza tra il fisco e la realtà effettiva». Si mostra di una vaghezza tale da impedire a chiunque di mettere in preventivo la spesa per l'Imu nel 2012. Un giornalista, che prova ad accennare alla tassa sulla casa, viene rimandato: «Facciamo così... mi ponga la stessa domanda l'anno prossimo». E se anche noi pagassimo nel 2013? Per smemorati. Sulla riforma dell'articolo 18 passa la palla alla Fornero Si procede «in parallelo su liberalizzazioni e mercato del lavoro», rivela il premier, anticipando che «in tutti e due i campi si tratta di trovare soluzioni più moderne per valorizzare il lavoro e rendere l'impiego più incoraggiato da parte delle imprese e in forme che siano di maggior interesse per lavoratori e giovani, altrimenti disoccupati o in posizione precaria». Nulla di concreto nemmeno sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Prima ha mandato in avanscoperta il ministro Elsa Fornero, poi le ha rapidamente ordinato la retromarcia. Cosa intenda fare davvero, non lo rivela. Anche sul contratto unico, scarica tutto sulla Fornero che «sta ragionando e ci accingeremo a lavorare nei prossimi giorni». Per cerchiobottisti. Chiede aiuto ai sindacati per welfare e pensioni Non riesce a spingersi oltre un «impegno per le situazioni di difficoltà economica». Dal Professore arriva un'assicurazione rivolta più che altro a «chi si sarebbe trovato senza lavoro e senza pensione, per esempio i lavoratori in mobilità». La grande sfida, secondo Monti, «è quella da un lato di diventare più competitivi e dall'altra parte riformare i sistemi di welfare affinché diventino meno costosi, più equi e più efficienti». Si sente comunque obbligato a promettere che «faremo di tutto per evitare tensioni sociali». Sempre tentennando, anticipa che «ci sarà il negoziato con le parti sociali che richiedono più negoziato del sistema pensionistico», pur avvertendo che «tutto dovrà essere condotto con una certa rapidità». Lui si ispira dichiaratamente «ai Paesi nordici» anche se lapalissianamente osserva che «l'Italia non è la Danimarca». Per incerti. «Chiamatela Crescitalia ma le misure non ve le annuncio» Già dall'esordio premette l'intenzione di non dare informazioni: «Illustrerò solo le linee di azione, non ho nessuna specifica misura da annunciare». Se non ci sono notizie di rilievo, si può benissimo organizzare un aperitivo, al posto di una conferenza stampa. Forse perché gli consegnano seduta stante un tesserino da giornalista, il premier fa uno sforzo di comunicazione: «La politica di crescita che proporremo al Paese nelle prossime settimane non fa molto uso di denaro pubblico, ma fa molto uso di equità come leva», prova a chiarire. Tuttora, dice, c'è «l'esigenza del consolidamento» anche se nega la necessità di un'altra manovra. Sarà una smentita, ma le notizie si fanno ancora desiderare e sono sostituite da uno slogan sulla nuova strategia «Crescitalia» e da dichiarazioni fumose sui pilastri alla base dell'azione del governo di impegno nazionale, cioè «rigore, equità e crescita». Per illusi. Elogio delle liberalizzazioni ricordando i tempi andati Quanto alle liberalizzazioni, insieme con il sottosegretario alla  Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, «saremo molto incalzanti», assicura Monti ricordando le esperienze maturate come autorità della concorrenza. Guarda al passato e accenna appena, riguardo al futuro, che all'interno di questo capitolo, ci deve essere, tra le diverse misure, un «fortissimo alleggerimento di modalità e accelerazione dei tempi per nuove imprese». Sfugge anche alla domanda sulle frequenze televisive: «Ci stiamo lavorando». Quanto ai tagli di spesa, non esclude «eventuali operazioni sullo stock, coerenti con i mercati». Per esitanti. Nuova legge elettorale? «Ci penseranno i partiti...» Sul fronte della lotta alla corruzione, i ministri Filippo Patroni Griffi e Paola Severino sono al lavoro. In agenda, ha assicurato il premier, c'è anche la riforma della giustizia civile, essenziale per la «competitività del Paese e la sua attrattività rispetto agli investitori esteri». Poi la palla passa ai partiti, così come per l'ipotesi di riforma della legge elettorale, sulla quale Monti auspica un confronto, per «far avanzare l'Italia» e «creare profondità di dialogo tra i partiti e un clima che favorirebbe il lavoro del nostro governo». Per ostaggi della politica. Via alle infrastrutture però senza spendere «In questa fase che inizia - sono state le parole del premier - abbiamo già avviato il lavoro con il Cipe ma poi ci sono vari provvedimenti in cantiere per andare più rapidamente sul fronte delle infrastrutture per colmare il grosso gap che ha l'Italia pur nel rispetto dell'ambiente». Peccato che ai ministri, durante l'ultima riunione dell'esecutivo, abbia indicato tuttavia, accanto all'esigenza di puntare particolarmente sul project financing e sul piano per il Sud, anche la necessità di non allentare l'attenzione sulla tenuta dei conti e quindi l'imperativo di contenere le spese. Ecco perché, ha precisato ieri Monti ai giornalisti «non c'è mai stata ai miei occhi e agli occhi dei miei ministri una fase 2 separata da una fase 1». Dunque «la fase della crescita è in sintonia con il consolidamento dei conti pubblici. Non esiste consolidamento sostenibile dei conti pubblici se il famoso denominatore - il Pil - non cresce adeguatamente». Per chi vorrebbe, ma non può. Lo spread continua a salire? «La colpa non è mia» Come se fosse in cattedra all'Università Bocconi, il professore si produce in una lezione con tanto di tabelle e grafici per dimostrare che il differenziale di rendimento fra i titoli di Stato italiani e tedeschi non prelude a un dramma. Ci tiene però a sottolineare in più passaggi che lo spread tra Btp e Bund decennali, tornato oltre 500 punti base negli ultimi giorni, non va «divinizzato» quando scende o «demonizzato» quando sale, perché l'aumento è sì «sgradevole», ma è dovuto «alla delusione dei mercati per i risultati del consiglio europeo, non per i mancati e limitati interventi della Banca centrale europea a sostegno dei titoli di Stato italiani» o tantomeno per i fondamentali dell'economia italiana. Se ne lava le mani, sottolineando a proprio vantaggio che soltanto dopo la sua nomina a senatore a vita è iniziata una fase di discesa. Per chi crede ai miracoli. a cura di Andrea Morigi

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