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Confermata la stangata Iva Costerà 350 euro a famiglia

I tecnici alzano bandiera bianca: non è stata trovata un'alternativa al balzello. Associazioni dei consumatori in rivolta

Andrea Tempestini
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Nulla da fare: la stangata sull'Iva arriverà dal prossimo 1° ottobre. Il balzello che porterà l'Imposta sul valore aggiunto al 23% era prevista già dalla cosiddetta manovra salva-Italia, e il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli, nel corso della trasmissione Ballarò di martedì sera, ha detto chiaro e tondo che non si farà retromarcia. Il governo non ha individuato misure alternative per ottenere il gettito che deriverà dall'aumento dell'Iva, che così, puntuale, scatterà il prossimo inverno. La notizia ha subito innescato le proteste delle associazioni dei consumatori. Codacons: "Ammazza l'Italia" - "Il Governo Monti non si accontenta di risanare i conti azzerando il deficit, ma vuole abbattere il debito anche a costo di ammazzare l'Italia e gli italiani". Così in una nota di fuoco il Codacons, che definisce il balzello sull'Iva una scelta "sciagurata, anche in considerazione del fatto che debito e deficit sono sempre considerati in rapporto al Pil e che non potrà esserci crescita nel nostro Paese se il Governo, già obbligato a ridurre la spesa pubblica, va ad incidere anche sui consumi già in calo, ossia su una componente fondamentale della domanda". Il Codacons sottolinea poi come "il governo  si è dimenticato della denuncia della Corte dei Conti che per l'iva ha evidenziato un tax gap superiore al 36%, di gran lunga il più elevato tra i grandi Paesi europei". Quindi le stime: secondo l'associazione, con il balzo dell'Iva al 23%, per la famiglia media Istat da 2,5 componenti, la stangata sarebbe su base annua di 352 euro, "limitandosi a calcolare il solo effetto diretto, senza cioè arrotondamenti dei prezzi". Per una famiglia di tre persone la tassa schizzerebbe a 418 euro, sempre senza arrotondamenti. "Incassi però - conclude il Condacons - che sarebbero ben inferiori a quelli che si otterrebbero se il Governo recuperasse anche solo il 10% dell'evasione denunciata dalla Corte dei Conti". Cia: "Un duro colpo" - Quindi la denuncia della Cia, che spiega che l'aumento dell'Iva "sarà un nuovo duro colpo per i consumi alimentari e di conseguenza si avranno ulteriori problemi per i produttori agricoli". E' netta la contrarietà della Confederazione italiana agricoltori al provvedimento: "Già il settore agroalimentare vive una fase molto complessa. Lo scorso anno i consumi hanno subito una decisa frenata (meno 1,3%). La crisi economica, il calo del potere d'acquisto e il minore reddito disponibile hanno costretto quattro famiglie su dieci a 'tagliarè il carrello della spesa alimentare", sottolinea l'organizzazione agricola. E ancora: "Il carrello della spesa alimentare nel 2011 è cambiato e sono diminuiti i consumi a tavola di alcuni prodotti, tra cui carne, frutta, verdura, latte fresco. Di riflesso l'incremento dell'Iva farà sentire i suoi effetti sulle imprese agricole che operano in contesto difficile, con costi in forte crescita (caro-gasolio e aumenti contribuitivi) e con la prospettiva del nuovo gravoso onere dell'Imu sui fabbricarti rurali e sui terreni agricoli". Di qui l'esigenza, conclude la Cia, che "il governo riveda queste misure che non favoriscono certo lo sviluppo, ma rischiano di aggravare ulteriormente al situazione economica del Paese". Codacons: "Effetti depressivi" - Per ultimo il grido di dolore della Coldiretti, secondo la quale  l'aumento dell'Iva costerà agli italiani oltre un miliardo soltanto per le spese alimentari. Secondo l'analisi della Coldiretti un aumento del 2% delle aliquote Iva del 10 per cento e del 21 per cento, applicate a numerosi prodotti alimentari, "non mancherà di determinare ulteriori effetti depressivi sulla spesa per i generi alimentari che nel 2011 sono calati dell' 1,3 per cento secondo l'Istat". L'aumento dell'iva dal 21 al 23 per cento colpirebbe alcuni prodotti di largo consumo come l'acqua minerale, la birra e il vino ma anche specialità come i tartufi mentre a quello dal 10 al 12 per cento sono interessati dalla carne al pesce, dallo yogurt alle uova ma anche il riso, il miele e lo zucchero.

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