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Pdl avvisa Monti, Pd, Udc Governo nelle nostre mani

Il segretario Alfano diserta l'incontro a Palazzo Chigi su Rai e giustizia con Casini e Bersani. Avvertimento chiaro: finita la tregua con la sinistra

Matteo Legnani
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Da quando è stato eletto segretario, per la prima volta Angelino Alfano ha alzato la voce. La sua scelta di non partecipare al vertice con Mario Monti, insieme agli altri leader della maggioranza, per un'ora ha mandato in fibrillazione il governo. Causando scosse telluriche che hanno fatto sobbalzare la poltrona dell'ex presidente della Bocconi. Pietro Senaldi su Libero Tv: il giorno più nero di Monti Ma cosa è successo? Per ricostruire i fatti occorre partire dal giorno prima, da martedì pomeriggio, quando il ministro dell'Interno Paola Severino ha avuto un incontro, seppur breve, con Bersani e Casini, in cui si è discusso del ddl anticorruzione. Un summit che non è piaciuto a Silvio Berlusconi e al vertice del suo partito. «Veniamo a conoscenza di incontri cui noi non siamo stati invitati. In questo momento occorre agire con equilibrio e cautela», ha osservato ieri Maurizio Gasparri. «L'incontro con Bersani e Casini è stato molto breve e si è parlato solo in termini generali. E subito dopo Alfano è stato informato dei contenuti», ha fatto sapere, sempre ieri, con una nota, la stessa Severino. Questa la prima premessa. La seconda è l'incontro di ieri mattina a Palazzo Chigi tra il premier e il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. Sul tavolo c'è la questione delle frequenze tv, congelata dal ministro Corrado Passera. Confalonieri chiede a Monti la risoluzione dell'impasse sul beauty contest in tempi brevi, ma il premier non se la sente di prendere impegni. L'incontro, dunque, va male. E, appena uscito da Palazzo Chigi, il presidente di Mediaset chiama Berlusconi. Il quale poco prima aveva bidonato Bruno Vespa, decidendo di non partecipare alla registrazione di Porta a porta alle nove e mezza di mattina, puntata che sarebbe poi andata in onda ieri sera. Un gesto di cortesia nei confronti dello stesso Alfano. Partecipando alla trasmissione, infatti, il Cavaliere avrebbe ulteriormente contribuito a indebolire la leadership del segretario, già messo in discussione la scorsa settimana, quando l'ex premier aveva definito Alfano «senza un quid» e «inadatto a fare il candidato premier». Segnando per la prima volta una distanza col suo delfino. Un episodio che ha innervosito parecchio il segretario (che, secondo alcune voci, avrebbe addirittura pensato alle dimissioni), la cui leadership nel partito è già piuttosto appannata. Insomma, la presenza del Cav da Vespa avrebbe peggiorato le cose. Ma in serata è lo stesso Alfano a rassicurare: «Il mio rapporto con Berlusconi è indissolubile sul piano politico e personale». Sta di fatto che, all'ora di pranzo, dopo essersi consultato col Cav, Alfano annuncia che non parteciperà al vertice. «Non ci andrò perché lì si vuole parlare di Rai e giustizia e non dei reali problemi del Paese. Sarebbe solo un teatrino a cui mi sottraggo volentieri», spiega l'ex guardasigilli. Per poi aggiungere, in serata, che «noi vogliamo occuparci dei problemi del Paese, mentre ad altri interessano solo i problemi del Palazzo». Confermando in parte il sospetto che il Pdl temeva imboscate sulla Rai: alcuni boatos, infatti, raccontano di un Monti pronto a cambiare i vertici, in scadenza a fine marzo. Con una rosa di nomi già pronta: Rocco Sabelli, Francesco Caio o Claudio Cappon alla direzione generale e Giulio Anselmi o Piero Angela alla presidenza. Nomi non graditi a Berlusconi, che ha intimato lo stop. Il gesto di Alfano provoca l'annullamento del vertice, deciso poco dopo da Monti. Il quale, però, getta acqua sul fuoco. «Ci sono problemi tra le forze politiche, ma mi è stato confermato il pieno sostegno al governo. La collaborazione tra partiti ed esecutivo non si sta incrinando», ha spiegato il premier. Alfano, però, non può evitare le critiche degli altri leader, accusati di volersi occupare solo di poltrone. «Il suo è un gesto incomprensibile», afferma Bersani. Secondo Casini «il segretario del Pdl è rimasto vittima di un colpo di sole», mentre Anna Finocchiaro accusa apertamente il partito berlusconiano di ostacolare la riforma della governance Rai e quella della giustizia, che «non sono zone franche, ma snodi cruciali per lo sviluppo del Paese». «Questo non è un governo a sovranità limitata», osserva Benedetto Della Vedova. Che risponde così al Pdl, secondo cui «la governance della Rai è materia del Parlamento e non del governo». Infine, per aggiungere altro pepe a una giornata già complicata, c'è l'episodio del ministro Andrea Riccardi, che ha accusato Alfano «di aver voluto creare un caso» e il Pdl di praticare «metodi che mi fanno schifo». Una giornata difficile, dunque. Che però è servita ad Alfano per dimostrare un carattere che molti davano per disperso.

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