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Fango sugli eroi di New York "Pompieri sono dei razzisti"

Contro i miti dell'11 settembre. Sentenza mette nel mirino l'amministrazione: solo bianchi tra gli assunti. Riscarcire i neri

Andrea Tempestini
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Dalla gloria degli eroi caduti per salvare la gente nelle Torri Gemelle all'infamante accusa di essere razzisti. In questo modo è crollato il mito dei pompieri di New York, che si sono visti condannare da un giudice federale di Brooklyn per aver assunto negli anni quasi solo dipendenti bianchi. Da tempo si sapeva che sui lucidi camion rossi del New York Fire Department (FDNY) salivano pochissimi vigili del fuoco neri o ispanici. Tanti di loro volevano arruolarsi, iniziavano il concorso ma poi venivano quasi sempre scartati. Così qualcuno ha osato denunciare il glorioso FDNY, parte dell'amministrazione di New York, che si è ritrovato nelle aule di tribunale per salvare la sua integrità. Il giudice Nicholas Garaufis, che in passato si è distinto nella lotta alle organizzazioni mafiose della Grande Mela, ha osato andare contro il simbolo di New York. Ha ordinato al dipartimento dei «firefighter» di pagare fino a un massimo di 128 milioni di dollari ai circa 2200 fra neri e ispanici che si sono visti negare tuta e casco da pompieri. Non solo, ha anche disposto l'assunzione d'ufficio di 186 neri e 107 ispanici, che hanno fatto richiesta per entrare nel corpo. L'iter legale andrà ancora avanti per accertare i singoli casi e i rispettivi indennizzi, ma questo resta un colpo durissimo per una vera e proprio istituzione americana. «La città di New York», si legge nelle 64 pagine di motivazioni della sentenza, «sapeva bene che il test d'ingresso aveva un impatto differente a seconda delle popolazioni». Basta pensare che il 90% dei vigili del fuoco è rappresentato da bianchi, contro un misero 3,4% da neri e un 6,7% da ispanici. Di sicuro questo non piace ai primi fan dei pompieri di New York, i cittadini di una delle metropoli più multietniche del mondo, che conta un quarto di afro-americani e il 27% di “latinos”. Tutti ricordano i 343 vigili che l'11 settembre del 2001 sono morti nelle Torri Gemelle per salvare le migliaia di persone intrappolate dopo gli attacchi kamikaze di Al Qaeda. Entrare nel corpo è un'impresa. Da decenni, ha spiegato il giudice nella sua sentenza, vengono violate le leggi federali sul lavoro che offrono pari opportunità a chiunque faccia domanda. Dal processo è emerso il vero grande problema dell'FDNY: il nepotismo. Ci sono vere e proprie «dinastie» di vigili, la divisa e il distintivo vengono tramandati di padre in figlio. Scorrendo fra i nomi dei pompieri saltano all'occhio i tanti cognomi di origine irlandese e soprattutto italo-americana. I vigili cercano di difendersi da questo assalto. «Non sono affatto d'accordo con la sentenza che ci accusa di discriminazione intenzionale. Sono in questo dipartimento da 42 anni e non ho mai visto nulla di tutto questo. Se studi duro e ti impegni puoi passare l'esame senza problemi: questo è l'unico modo per diventare pompiere». Queste parole perentorie sono state pronunciate dal capo dei pompieri di New York, Salvatore Cassano. di Alessandro Carlini

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