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La Fornero contro Camusso: "Se vuole i soldi dica sì"

Il ministro: "Perché dovremmo mettere lì una paccata di miliardi e poi dire 'Diteci di sì'?". Le imprese: "Così non firmiamo"

Giulio Bucchi
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Prima vedere cammello, poi pagare. Si riassume così, invertendo i termini del detto popolare, la posizione del ministro del Welfare Elsa Fornero sulla trattativa per la riforma del mercato del lavoro. Ai sindacati, che insieme a Confindustria stanno alzando le barricate dicendo no alle proposte del governo, Fornero risponde: "E' chiaro che se uno comincia col dire no, perché noi dovremmo mettere lì una paccata di miliardi e poi dire diteci di sì? No non si fa così". Il tema caldo è quello degli ammortizzatori sociali, che partirebbero dal 2015 ma che in teoria avrebbero una copertura economica minore dei meccanismi che andrebbero a sostituire. "Se ci sarà un accordo più avanzato mi impegno a trovare risorse più adeguate e fare in modo che questo meccanismo di ammortizzatori e questo mercato del lavoro funzionino abbastanza bene", ha continuato Fornero, a margine di uno degli incontri alla Farnesina. Il ministro ha poi detto di non aver sentito ieri al termine della riunione con le parti sociali nemmeno "mezza parola di apprezzamento" sull'impegno rispettato di non aver tolto risorse all'assistenza per finanziare i nuovi ammortizzatori. Il gelo prosegue anche oggi, visto che il presidente di Rete Impresa Italia Marco Venturi avverte: "L'aggravio di costi previsto dalla riforma presentata dal governo è inaccettabile per le imprese. Se non ci saranno modifiche sostanziali, non firmeremo l'accordo''. Riguardo alla riforma, il ministro Fornero ha messo in chiaro i cardini sulla quale si reggerà: "Maggiore facilità in entrata e un pò più di facilità di uscita". "E' necessario "smantellare" le protezioni e "i privilegi" che si sono accumulati nel corso degli anni, ha aggiunto. Parlando a una platea di studenti ha spiegato  "inclusione vuol dire dare effettiva parità di accesso al mercato del lavoro. Smantellare le protezioni che si sono costituite che spesso sono state motivate da buoni principi ma che hanno implicazioni di conservatorismo molto forte fino alla difesa dei privilegi". Serve un mercato del lavoro "dinamico", ha sostenuto ancora, "con maggiore facilità di entrata e un pò più di facilità in uscita". La riforma, ha comunque detto, non farà "ripartire immediatamente la crescita e l'occupazione. Non siamo così ingenui da pensarlo. Ma è sicuramente un prerequisito".

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