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Facci: La giustizia è corrotta Pure il pm lo dice e non lo sa

Da Vigo nel suo ultimo libro spiega che in certe città le condanne aumentano, in altre no nonostante le inchieste. Appunto...

Giulio Bucchi
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I soliti quattro scemi attendono la venuta di una nuova normativa anti-corruzione come se il problema stesse tutto lì, in una legge: e non in chi dovrebbe applicarla. Eppure uno come Piercamillo Davigo, che in genere viene citato per bastonare la classe politica, ha già evidenziato dei dati sorprendenti nel suo libro «La corruzione in Italia» scritto a quattro mani con Grazia Mannozzi. L'ex pm di Mani pulite ha spiegato che negli ultimi decenni la maggior parte delle condanne per corruzione sono intervenute a Milano, Torino, Napoli e - molto distanziata - Roma, che pure ha una giurisdizione vastissima; mentre in ben tre corti (Cagliari, Caltanissetta e Reggio Calabria) il dato è inferiore alle dieci condanne. «Stando alla rappresentazione giudiziaria», ha scritto, «la corruzione in alcune regioni d'Italia non esiste e non è mai esistita, e ciò mentre si susseguono, al riguardo, denunce circostanziate e precise». Questo evidenzia due cose, forse. Una è che indagare dove c'è la criminalità organizzata è senz'altro più difficile. Ma la seconda è che la magistratura, oltreché della soluzione, fa parte del problema, fa parte del Paese, talvolta fa parte addirittura della corruzione. La quale abbonda non tanto dove ci sono le inchieste che la scoprono, come accade in Lombardia e dove pure indagano con le vecchie e care leggi; abbonda dove la pace regna sovrana. di Filippo Facci

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