Cerca
Cerca
+

Ecco la "paccata" di tasse: leggi il testo del decreto

Governo approverà a breve il decreto fiscale. Pioggia balzelli: prelievo su utile professionisti e imprese forse doppio

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Il governo approverà tra pochi giorni il decreto fiscale: in arrivo la "paccata", per scimmiottare il lessico del ministro Elsa Fornero, ma di nuove tasse. Leggendo il testo si nota infatti che saltano la riduzione dell'Irpef a tre aliquote e l'abolizione dell'Irap. In compenso arrivano parecchie, sgradite, brutte sorprese: c'è un balzello sull'ambiente e per professionisti e imprenditori può raddoppiare il prelievo sugli utili. Clicca sui due link di qui sotto per leggere il testo integrale del decreto. Il testo del decreto / 1: Relazione illustrativa Il testo del decreto / 2: Delega articolato Segue l'articolo di Francesco De Dominicis Una «paccata» di tasse. Il Governo tecnico di Mario Monti si appresta ad allungare le mani nelle tasche degli italiani e a massacrare i bilanci delle imprese. Con crescita e  ripresa economica che si vanno a far benedire. L'ennesima stangata sarà messa in pista la prossima settimana, quando al consiglio dei ministri arriverà il maxi disegno di legge  fiscale.  Si tratta di una tappa obbligata, prevista dalla riforma varata da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti lo scorso anno. Il Cavaliere e il professore di Sondrio avevano avviato i presupposti per una articolata revisione del sistema tributario del Paese, con un graduale abbattimento della pressione fiscale. Ma l'operazione escogitata da Monti e affidata alle cure del viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli, si rimangia tutto e va nella direzione opposta.Le carte  parlano chiaro. Sono stati spazzati via due pilastri della vecchia riforma:  riassetto dell'irpef (il prelievo sui redditi delle persone) sulla base di  tre aliquote al 20, 30 e 40%; e il progressivo azzeramento dell'irap (l'odiata imposta regionale sulle attività produttive). Il Governo non ha dubbi e lo mette nero su bianco: «La vecchia delega  - si legge nella relazione al ddl - prevedeva un'irpef a tre aliquote» ma «si ritiene preferibile  non ripresentare questo aspetto». Stesso discorso per la «soppressione dell'irap»: una «indicazione contraddittoria con le esigenze di finanza pubblica». Che tradotto vuol dire: non è possibile rinunciare al gettito di 35 miliardi di euro destinato alle regioni per finanziare la sanità. Punto. Ma  non è finita. Brutte sorprese anche per i proprietari di casa che già si preparano a fare i conti con la nuova imu-ici (da giugno si pagherà di nuovo sulle prime case e diventerà più cara per le seconde). Si va incontro a una profonda riforma del catasto: addio ai vani sostituiti dai metri quadri e porte aperte per i valori di mercato. Sulla carta le misure dovrebbero essere a «saldo zero», ma le aliquote minime dell'imu - che prende come riferimento il catasto - sono fissate per legge e nei documenti del Governo non si indicano ipotesi di diminuzione. Peraltro la riforma degli “estimi catastali” potrebbe inasprire pure le tasse che si pagano nelle compravendite, con ricadute negative su un  mercato immobiliare già in affanno. Uno dei capitoli più dolorosi è quello sull'impresa e sulle società. Che  continueranno a versare all'Erario i 35 miliardi di  irap, ma dovranno pure rinunciare  a studiare a fondo le leggi  in cerca del percorso fiscale più vantaggioso. Si chiama «abuso di diritto» ed è il paletto che il Governo vuole introdurre, obbligando di fatto chi fa impresa a sottostare al regime impositivo più penalizzante. Nelle società, poi, arriva lo spione del fisco: un manager su cui ricadrà la responsabilità di tutte le «falle» in materia tributaria e che, quindi, dovrà, in buona sostanza, denunciare  chi gli paga lo stipendio. Il tutto in nome della compliance (rispetto delle norme). E ancora: arrivano le tasse per l'ambiente (green tax e carbon tax ) che avranno pure la finalità (encomiabile) di stimolare investimenti “ecologici”, ma nel breve periodo corrono il rischio di pesare come  un macigno sui conti delle aziende. Cambia il nome per la tassa sulle società da Ires a Iri e poi  per gli azionisti  potrebbe scattare, frutto di un articolato meccanismo sul calcolo delle basi imponibili, il raddoppio del prelievo fiscale sugli utili. Servono soldi per le casse dello Stato e Monti insiste sulla lotta all'evasione nonostante le  forti perplessità del Garante della privacy. Un quadro  cupo nel quale si perdono  le poche note positive, come l'accelerazione del contenzioso tributario o l'intenzione di ridisegnare un codice che assicuri certezza agli operatori economici, in particolare gli investitori stranieri. Il percorso della riforma, in ogni caso, non è breve. Il Governo approverà un ddl delega che dovrà superare l'iter parlamentare. Dopo il via libera di Camera e Senato, l'Esecutivo avrà 9 mesi  per   i  decreti delegati. L'intenzione è  chiudere la partita entro la legislatura (maggio 2013). Tuttavia, il conto del fisco potrebbe cominciare a salire  prima. A parte i versamenti imu-ici di giugno, infatti, è ormai scontato che a  ottobre ci sia un nuovo incremento dell'iva (dal 21% al 23%) che vale 8 miliardi id euro. Con i consumi destinati ad assottigliarsi ancora di più. di Francesco De Dominicis  

Dai blog