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Il Fatto dubita di Pisapia: perché i pm non indagano?

Il pm Robledo restituisce il fascicolo Sea dopo mesi di ritardi: "Ormai è impossibile procedere". E anche Travaglio s'arrabbia

Giulio Bucchi
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I pm milanesi hanno paura di indagare sul'affare Sea che potrebbe inguaiare il sindaco Giuliano Pisapia. A dirlo non è qualcuno di destra, magari malizioso avversario del primo cittadino vendoliano, ma il Fatto Quotidiano, giornale famoso per aver cavalcato la vittoria degli "arancioni" contro Letizia Moratti quasi un annetto fa e soprattutto celebre per le difese a spada tratta delle toghe. Il vento è cambiato, sì, ma nella direzione sbagliata. Perché se anche Gianni Barbacetto e il quotidiano di Padellaro e Travaglio iniziano a dubitare dell'operato dei magistrati vuol dire che il problema è serio, serissimo. Il caso Sea è il seguente. La cessione del 29,75% delle quote della società da parte del Comune di Milano ha suscitato più di un dubbio, soprattutto dopo l'intercettazione ad ottobre di una telefonata tra Vito Gamberale, azionista e amministratore delegato del fondo per le infrastrutture F2i, e un personaggio d'area Pd (non l'assessore toscano Conti, che ha smentito categoricamente). Il sospetto dei pm fiorentini che hanno iniziato ad indagare è che il bando di vendità delle quote Sea sia stato tagliato su misura per il fondo F2i, che ha versato alle casse di Pisapia "appena" 385 milioni di euro."Troppo tardi" - Quell'intercettazione è stata pubblicata da L'Espresso ed è quindi diventata una inchiesta vera e propria, trasmessa ai colleghi milanesi. E qui il pm Alfredo Robredo (lo stesso che non fece molto per chiarire il caso Serravalle che avrebbe poi inguaiato ulteriormente il democratico Filippo Penati) avrebbe deciso di restituire il fascicolo lasciato languire nei cassetti da novembre "Non è difficile ipotizzare che non se la senta di trattenere un'indagine planata sul suo tavolo solo 4 mesi dopo che era arrivata alla procura di Milano, troppo tardi per svilupparla e raccogliere prove", commenta Barbacetto sul Fatto. Il punto, infatti, è proprio questo: quattro mesi di ritardi avrebbero reso impossibile procedere e indagare. Tutti hanno già letto le intercettazioni sui giornali e i possibili coinvolti non si lascerebbero più scappare frasi comrpomettenti al telefono. E soprattutto il bando Sea si è chiuso oltre tre mesi fa. Oggi è praticamente impossibile stabilire se qualche altro concorrente avrebbe potuto pagare più dei 385 milioni di euro messi sul piatto da F2i di Gamberale.  

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