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Vendola, un'inchiesta al dì: indagato con il vescovo

Nichi, due avvisi di garanzia in 24 ore. Dopo la 'spintarella' al medico, l'accusa di peculato per versamento da 45 mln

Lucia Esposito
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Due inchieste in due giorni: un bel record per Nichi Vendola. Il presidente della Regione Puglia ha ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini della Procura di Bari su una transazione da 45 milioni conclusa tra il governo regionale e l'ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti. Con lui indagati gli ex assessori regionali pugliesi alla Sanità Alberto Tedesco e Tommaso Fiore e persino un alto prelato,  monsignor Mario Paciello, vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, insieme a don Mimmo Laddaga, direttore dell'ospedale  Miulli. L'inchiesta, condotta anche in questo caso dalla pm della Procura di Bari Desiree Digeronimo, riguarda appunto una transazione da 45 milioni di euro mai portata a termine tra la Regione Puglia e il Miulli: l'accordo sarebbe servito a chiudere un contenzioso amministrativo da 80 milioni. I  reati ipotizzati sono abuso d'ufficio, peculato e falso. Vendola ha voluto reagire e, in serata, ha rilasciato una dichiarazione, nella quale ha ribadito  «la mia totale assoluta   estraneità a fatti che sono al di là di ogni mia immaginazione» e che l'ultima notifica rappresenta  «un procedimento penale del quale non avevo mai avuto alcuna notizia». «Sono rammaricato» - ha sottolineato  Vendola - «di aver ricevuto solo oggi questa notizia, perché se la stessa mi fosse stata comunicata appena ventiquattrore prima, come è nel mio costume, avrei potuto informare la stampa e l'opinione pubblica in una unica soluzione. Quanto al merito, se per il professor Sardelli mi si addebita di aver fatto vincere il migliore, qui per davvero non riesco ad immaginare nulla che possa riguardarmi, e tuttavia riserverò a questo secondo appuntamento, come nel mio stile e nella mia cultura, il medesimo impegno e la medesima serenità che si deve al lavoro della magistratura». Dopo l'avviso di garanzia notificato mercoledì per concorso in abuso d'ufficio su presunte pressioni per la nomina di un primario, Vendola si ritrova coinvolto in un'altra vicenda giudiziaria. Il sistema sanitario pugliese è quindi al centro di un nuovo, esteso terremoto. La svolta nell'indagine sugli accreditamenti alle cliniche private è arrivata con la  Guardia di finanza di Bari ha infatti notificato 47 avvisi di conclusione delle indagini ad altrettanti indagati, tra cui ancora il senatore  Tedesco , l'ex senatore Francesco Carella  nella sua qualità di dirigente della sanità foggiana, l'ex dirigente dell'Ares, Mario Morlacco e  anche Lucia Buonamico, responsabile del settore programmazione e gestione sanitaria della Regione Puglia. Sei le società coinvolte: la “Cbh-Città di Bari Hospital” di Modugno (Bari), la Kentron di Putignano (Bari), la Spgs srl di Bari, il Gruppo Villa Maria di Lugo (Ravenna), la Gestione e management sanitario (Gms) di Adelfia (Bari) e le Case di Cura Riunite Villa Serena e Nuova San Francesco di Foggia.  L'inchiesta, condotta dai pm Francesco Bretone, Desiree Digeronimo e Giorgio Lino Bruno, riguarda il sistema di accreditamenti delle cliniche private con la Regione Puglia.  Le accuse vanno dall'associazione per delinquere al falso. Secondo gli inquirenti, la giunta regionale, guidata da Vendola, avrebbe,  negli ultimi  otto anni,  concesso accreditamenti a strutture sanitarie che non avrebbero avuto i requisiti richiesti.  Al senatore Tedesco, nella sua precedente veste di assessore alla Sanità della Regione Puglia, la Procura contesta i reati di abuso d'ufficio, falso e truffa in relazione all'accreditamento della struttura sanitaria “Giovanni Paolo II”, della società Kentron di Putignano, e di abuso d'ufficio  in relazione ad un ingiusto vantaggio patrimoniale procurato alla Cbh-Città di Bari Hospital spa che gestisce a Bari le case di cura Mater Dei, Santa Rita, La Madonnina e Villa Bianca. Tra i dirigenti coinvolti, come detto, c'è anche Lucia Buonamico. Quest'ultima - secondo l'accusa - avrebbe gestito in maniera «clientelare» le procedure amministrative per l'accreditamento al Ssr di alcune sanitarie.  Scelte che, secondo gli inquirenti, avrebbero orientato gli impegni di bilancio regionale per la sanità privata in Puglia verso imprenditori amici della dirigente, ai danni del Fondo sanitario regionale.   Ieri intanto  il professor Paolo Sardelli,  la cui nomina a primario di chirurgia toracica all'ospedale San Paolo di Bari è al centro delle indagini che riguardano Vendola, si dichiarava letteralmente «incazzato come una bestia». di Chiara Pellegrini

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