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Luca Bernardo, il piano-monopattini: "Casco, frecce e targa per tutti"

Fabio Rubini
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L’ultimo incidente mortale che ha visto coinvolto un monopattino è avvenuto a Firenze pochi giorni fa. Ma il tema sulla pericolosità di questi trabiccoli (o meglio, di chi li usa spesso in maniera sconsiderata) tiene vivo il dibattito anche in una città come Milano, letteralmente invasa da questi mezzi che sfrecciano incuranti delle norme della strada. Fin qui la gestione Sala-Granelli sulla questione è stata sostanzialmente di desistenza, nel senso che a fronte delle numerose polemiche seguite ad incidenti più o meno gravi, non è mai stata presa una decisione drastica per limitare gli incidenti.

Per questo ieri il candidato sindaco del centrodestra, Luca Bernardo, è intervenuto sull’argomento, mettendo in campo sia parole dure nei confronti dell’attuale giunta, sia proposte concrete per ridisegnare, anche in chiave monopattini, il modo di intendere la viabilità e il trasporto in città. «Basta! Non possiamo aspettare che termini l’iter in parlamento! È ora di introdurre norme certe e rigide sull’utilizzo del monopattino, mezzo che contribuisce al rispetto dell’ambiente e favorisce la micro mobilità, ma che se non regolamentato con decisione provocherà altri morti e feriti. Ora è successo a Firenze - ricorda Bernardo -, e il sindaco Dario Nardella giustamente spinge per una regolamentazione più severa: sono al suo fianco in questa battaglia. Ma anche Milano ne ha già pagato il prezzo. Cosa aspetta il sindaco uscente Sala a emanare un’ordinanza che imponga l’uso obbligatorio del casco anche per i maggiorenni?». 

Poi la proposta di programma: «Noi, una volta a Palazzo Marino, introdurremo anche l’obbligo di targa e della freccia - indicare la svolta con le braccia è pericolosissimo - e l’assicurazione per la responsabilità civile». E ancora: «Nelle grandi città europee è in vigore un sistema di controllo da remoto che con la collaborazione delle società di noleggio blocca i mezzi in caso di superamento del limite di velocità o di utilizzo improprio. La giunta Sala, avesse davvero avuto a cuore la salute dei milanesi e di Milano, avrebbe anche dovuto fermare con tempestività chi col monopattino usa il marciapiede come una corsia preferenziale e avrebbe dovuto stoppare sul nascere la sosta selvaggia. Insomma: Sala avrebbe dovuto fare il sindaco...». 

L’emergenza monopattini a Milano è ben fotografata da Riccardo De Corato, consigliere comunale di FdI e assessore regionale alla Sicurezza, che parla di sei incidenti negli ultimi due giorni e di 596 persone finite al pronto soccorso da giugno 2020 ad oggi a causa dei monopattini. Per questo dopo aver sposato la proposta di Bernardo («Le sue parole sono l’esempio di chi mette al primo posto l’incolumità delle persone rispetto alla propaganda di una presunta mobilità alternativa green»), annuncia che a settembre «presenteremo in Regione Lombardia un progetto di legge che ripercorrerà le proposte di Luca Bernardo: casco, targa e assicurazione. La spinta ideologica green non deve andare a discapito della salute pubblica e della sicurezza dei cittadini. Sala dovrebbe prendere esempio da alcune città della Germania come ad esempio Monaco, dove questi mezzi a due ruote sono regolamentati e targati». 

Per la Lega è il deputato Federica Zanella ad intervenire, lei che come membro della commissione Trasporti alla Camera si sta occupando proprio della legge che dovrebbe dare una stretta all’uso di questi mezzi: «Concordo pienamente con Luca Bernardo. In commissione Trasporti, stiamo portando avanti una proposta di legge volta a mettere fine all’utilizzo “selvaggio” dei monopattini, perché le città non possono diventare dei pericolosi far west in balia dei monopattini». Per questo «Arriveranno presto nuove norme chiare grazie al centrodestra, ma da tempo chiediamo a Sala di intervenire con un’ordinanza che tuteli sia chi conduce i monopattini, sia i pedoni, come hanno fatto altri sindaci». 
Eppure le sollecitazioni ci sono state, come ricorda un altro esponente di FdI, Andrea Mascaretti: «Due mesi fa ho presentato un ordine del giorno alla giunta sulla falsa riga di quello approvato e applicato dal Comune di Genova. Ma non ho mai ricevuto risposta». 
 

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